AL CHIOSTRO. 459 Lione , oh ignoranza ! Lafciar la croce pen-lanOj che Ha indizio di Principato , quando la croce ftcftà è Principato . Creder per Re chi abbandona il trono, quando il trono è inlegna del regno. Calar nei bailo vogliono che Ha teftimonjo della reale grandezza , quando è propio di quella il dimorar nelle altezze. De quo erroris fonte, de quo, invidine lacu, talium S. Leo blafphemiarum vcnena pota/lis ? Quii vobis magi- je^-.inon' fler tradìdit , qua dottrina perfuafit , quod ilium tic gem Ifracl , ilium Dei credere deberetis, qui fe crucifigi non fineret , aut a confatone cla-vorum liberum corpus excuterct ?... Non quidem legiftis ; Dominus defcendit de crttce ; fed. legifis : Dominns regnavit à Ugno. Ibi fanguis immaculati agni antiques pravaricationis patta delebat ; ibi tota diabolica dominationis conter ebatur adverfitas. Finalmente vi va del noftro ftefiò decoro, qualora fcegliamo al governo, non con libertà di giudizio, ma con impeto di paffiono, colui , che farà a noi forfè più acconcio, non già quello, che debba edere alla Religione più. profittevole. Si dirà, che tal fu l’Eletto, quali erano gli Elettori. Se l’eletto fu un Gufo, dunque gli Elettori non potevano effer’aquile; Se i’eletto fu un bue, dunque gli Elettori non potean’efìer Lioni . E.v melioribus enim , difiL» ? Ariftotcle, oriuntur meliores ; e quel Poeta can-tò J nec imbellem fcroces generant àquila columbam. Egli a noi fi dirà limile ; e però, o il fuo merito, oil fuo demerito, lenza meno farà con- traffegno del noftro. Chi porrà negare, che-; ami ciafcuno ii fuo limile ? Onde noi dando M m m 2 11