66 LIB. I CAP. XII gnare dalla prudenza fi). E *, dice Ennio appre/To Cicerone , come 1’ accendere altrui un lume dal noftro, con la legge nihilomim/s ut nobis luce a t . Donde è , che le leggi civili annullano quelle donazioni , che pof-fono parere ftolte prodigalità, lafcian-do 1 uomo nel biiogno e nella miièria, grande incentivo alla malvagità ; “ per-c che 1’ uomo non è eftremamente vir-6 tuoiò che per entufiaiìno, ed è bi-‘ fognofo per natura : 1’ entufiaimo i cede a lungo andare alla natura, do-c ve non ila iòitenuto da cagioni onni-6 potenti. Allora l’uomo vorràfoddisfar < la natura a fpefe degli altri “. Quelle medefìme donazioni e largizioni Difenderanno la legge di natura , ed i patti civili, fe alimentino l’altrui pigrizia , fe diiìipino la pubblica difciplina , fe fieno indiritte ad uccellare altrui, fe CO u La virtù , dicono i Filofofi , è il ff'i-ov , meòietà proporzionale aritmetica-mente agli e (tremi . Calcolare quello mezzo, e fermarlo al fuo punto proporzionale , è quel che fi chiama prudenza . La prudenza dunque è effènziale ad ogni virtù . Potrebbero paflfar per ibioninti imprudenza e vip« “ .