6o LI B. I CAP. XI uomini, quanto le falfe paflìoni ; niente j più arreftare , quanto gli effetti delle (alfe paflìoni ^ come quegli, i quali fe vengon oltre fenza riparo , feompon-gono tutta l’armonia del corpo civile, e fanno diventar pazza tuttala nazione(i). “ Per la medeiìma ragione, die l’atto * di alienazione dee effer libero, fegue * che le alienazioni fatte per violenza, É per grave timore, per una infoffribiie * noia, che altri ci reca, ad toUendam, c vexationem , debbano riputarli nulle , c come vote di vigor naturale , che c pullula dalla giuftizia. Se molti acqui-c ili di dominii e d’imperii , e princi-c palmente ne’ fecoli de’ torbidi di Eu-‘ ropa , lì pefaflero a quella bilancia, € non li potrebbe feonvenire, che non O) Un efempio di quella pazzia farebbe quella mòfla di tutta Europa fotto Luigi vii re di Francia , e V imperador Corrado nel principio del xii iècolo, per cui abbandonando i proprii paefi come fanatici per conquillare pochi fcogli nella Soria , andarono a perire luridamente per mano de’Turchi , de’Greci, della fame . L’ ab. Sugher , ab. di s. Dionigi, uomo di gran teda , e di non minor virtù e pietà, diifuafe quello furore , prediflfe i mali^ e non fu creduto che dopo i fatti. \/ài Mezrè .