7 ra. Chi mai avrebbe faputo giudicare quanto grano meritaflero dieci mifure di certo panno, o due giorni di travaglio d’ un dato pittore? VII. Procedeva quindi che li prodotti non avellerò una determinata (lima, fé non che confrontandogli in cafo reale o fittizio di baratto. Così avanti Y ufo della bilancia aver io non poteva altra idea del pefo del corpo A fe non per rapporto al pefo d* altri corpi. Sapea , cioè che il corpo A era più grave del corpo B; ma trovata la bilancia le il corpo A fo che pefa io. libbre,per elfer tal mi-fura relativa a qualunque corpo , io ho una diffidente idea dell’ ufo imparata del pefo , o fu della 'quantità, che nota, e certa fempre mi è, quando col mezzo di lei riferir io voglia alla quantità d’ un altro corpo la quantità del mentovato. Vili. Cercava!! dunque una mifura comune a tutti i prodotti atta ad indicare il rapporto della dima loro , per la qual mifura fi folle quindi potuto colla frequenza del riferire , aver un’ idea del valore delle cofe , fen-za attualmente confrontarle col detto accozzamento di circoftanze. IX. Oltre il detto imbarazzo della mifura s* incontravano nel barattare altre difficolta i. la corruttibilità de’prodotti . La difu-guaglianza e differenza de’ corpi della fpecie mecìefima. Se venia offerto un bue importava il facere fe foffe il bue A, o il B. la mole di loro incomodava fpeciaimente pel A 4 tra-