FAZIONE
LI
                   P R E
nrrafiom, e ce ne ferviamo a buon fine. Ogni grado di cognizione _ è pre-fievole. Sarebbe in noi un’ irragionevole, non meno che incomoda incontentabilità, xicufare ogni luce, toltane quella del meriggio . Noi troviamo, che il noftro agio , e la noftra felicità reggono e fi fondano bene fpeifo fui far cofe a mezzo lume, od eziandio a lume di luna, e lino alla luce ancor più incerta di una candela di fevo, o d un verme lucente.
   Pare affai probabile, che Pittagora non ignorafle 1 egualità del quadrato dell’ipotenufa &c. prima di dimoftrarla; altrimenti, che cola 1 avereb-be mai guidato a cercare la dimoftrazione ? E io fteffo dir potremmo di molti degli efDerimenti del Sig. Bop le. Anche Platone oflerva che n o-„ lo porre una queftione, inchiude qualche notizia della cola che li di-„ manda; poiché, fenza quefto, non intenderemmo che ciò che ci vien
„ replicato, fia una rifpofta. ,, ‘                   .            , ,,,
   Ballato farebbe forfè men di parole, per mollrare la ragione dell aver noi nel corfo di quell’ Opera ordinariamente omelfo 1 apparato delle dimo-ftrazioni, e dell’ eiperienze ; e recate le mere e nude dottrine, Igombre da tutto quello che non è elfenziale. Le fperienze, efempigrazia, e quali hanno guidato alla teoria della Luce, e de’ colori, che altro farebbo-no, se non fe come un palco o tavolato pollicelo alzato dinanzi a una bella Fabbrica, il quale frallorna e interrompe la vifta , _e na.conde la maggior parte delle bellezze deli’ edilìzio ? Un tal palco fervirebbe, e vero, agl’ intendenti, che voleffero efaminare da vicino l’opera, mifurare le proporzioni delle diverfe parti, e feoprire, fe ciafcuna pietra è regolarmente , e bene allèiìata. Ma ai più degli Spettatori, ferverebbe piuttollo d ingombro , e non tornerebbe che a dilcapito dell edilizio. — Pure nel caiO delle Sperienze, ficcome delle Dimolìrazioni, abbiam receduto un poco dal rigorofo metodo, in favor di quelle che hanno qualche cola affai rimar, chevole, o bella in sé. Per quel che riguarda il refto, indichiamo al Lettore, che ha vaghezza di faperle,_dove aver le può di prima mano.
   Anche nel fatto delle definizioni, non ci liamo inviolabilmente attenuti alle leggi divifate di fopra^ ma abbiam creduto di poterci valere di quel diritto di diferezione-', che i noftri predeceffòri hanno pretefo e voluto a-vere. Occaiìonalmente facciam ufo, di tutte le forte di definizioni , fecon-dochè meglio fon vennte in acconcio all’uopo e difegno noftro, eh e di fir paffàre in altri la cognizione delle cofe. In fatti comunemente abbiamo riguardo al grado, in cui è notorio od importante il termine , quantunque refa arbitraria, e molto indeterminata ; e ci ftudiamo di accomodarvi la lpiegazione. La regola efige che fi dicano communta proprie , propria communiter: cioè, che s’efprimano le cofe comuni, in maniera , che anche i dotti meglio vi trovino il-loro conto ^ e le più attratte e difficili, in modo tale, che pollano-capirle anche gl’ignoranti. Il perche, ne termini popolari, noi procuriamo di dare una definizione technica, cioè, ùilqr-paflàre il più ovvio e generale lignificato, che fupponefi già noto, e di farci un po’ più addentro nella natura della cofa, eh’ è men nota. Ma ne termini più rimóti dal volgo, noi diamo pure la definizion popolare e nominale,. fupponendo ch’ella quivi ila bifognofa.                         j
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