•Sopra la Jcr ìttura, Afiende ad me, &c.	20 fi
A ta,qu& fcripfi. Chi vuol intendere i diuiniprecetti,ecome dice Da-u'\d,Meditarì.inle.ge Domìni die atrio eie-, per effere beato qua giù in fpe- PfaLx. ràza.lasu in effetto, bifogna,che fi inalzi in tre modi,con l’anima, ìlche è quali- falire tre montijPrima, quanto alla vita,Secondo,qua to allo (ludio Terzo,quanto alla folitudine.Credetea me,chele co pagnieimpedifeono affai. Non vedete quelI’Euangelio del cieco, che gri daua,/e/« fili Dauid miferere mei, che dice -, Turba autem increpabat Luc'18 ' iMum,vttaceret?Q gran cofa,come vno vuol far bene.ogn’uno gli gri da diètro,-proua, proua vn poco gentilhuomo,di voler riformare i coflumi tuoi,darti alla religione,all’effer buon Chriftiano.c che fi fappi, vedrai, che tu trouarai mille, cheti riprenderanno. Che vuoi
B tu far pazzo?attédi a viuerc,che humor è quello malinconico, che ti aflalifceJTu fei (lato fempre vn buon compagno,adefiò,chefan-tafiaè la tuatecofi ti tolgono dalla buona via. Però non bada alzarti con la buona vita fopra degli altri, econ lo fludio, bifogna, fe è potàbile fuggir ogni compagnia, & effer amico della folitudine. Quello è il Calimi monte etrouar Iddio. Chi volefle mirar le difficoltà,! pericolici trauagli, cheli pati (cono nel viaggio della virtù, ò pochino niuno.rabbracciarebbc.Miratela-ripa,il porto,il premio, il trionfo,Incorona,il monte.Chri(lo,Chri(ìoè quello porto,lagra ria di Dio,la gloriala beatitudine,qua dunque affiffategli occhi,di ogni altra cofafcordati,e ficuramcnte vederete Dio, vi faluarete,ca tando con quello innamorato mio Padre Francefco, che di dardi di amor faettatafanima, & il cuore dal fuo diletto,diceua cantando, Tanto è grande ilben,che ioafpctto, che ogni penami è diletto. Non ditel’andar in alto è diffìcile, è faticofo, èlaboriofo, però pochi falifcono al montedellavirtù,della fantità,dcllaperfcttione, ■la maggior parte flà col popolo alle radici del monte, al piano:Mo-folo.è quello, che falifcc il monte,a parlar con Diodo nò voglio dire,Romani,che ila facile,perche fé dopò il peccato di Adamo,cò difficoltà fi procaccia l’huomo la vita del corpo. In /udore vulttlstuì uefierispane tuo,diffe Iddio. Maledica terram 1!>peYetuo,in laboribus comedes Genef ? trecche dobbiam dire della vita dell’anima? Senon haucffe pecca to quello infelice.fi comeil cielofi muoue fenza fatica,pcheil mo bile non relìfle punto al motore.cofi gli huòmini fenza fatica fi fa rebbono moffi ad ogni buona opera, pche il corpo, che è come il mobile batterebbe pfìato in ogni cofa-perfettaobcdiètia all’anima, che è come il motore Ma p lo peccato fuo:è nata tata rebellione.e refi fi èza dell’un a parte all’altra che nò folo nò operare,ma nè parla re,nè conofcere, nèpéfarepoffiamoalcunacofafenzaqualchefati ca. Exitlimabam ,ut cogno/eremhoc,.labor e/i anteme.ln tato è voltata la cò P6I.82. ditionoftra dalla primiera, cheficomefarcffimo nati allagete,ho xa nafeiamo alle fatiche.Aowo nafciturad laborem,diceGiob, & auisad Iob jKoAwfów.Cploro foli non hanno fatica,che fono morti,non quelli Quad. del Tfttontojarte I,	~	Q già