EPILOGO. trina Chriftiana,da principio alfine,prouando in prima con ragie nicuidenti, lafedediChriftoeffer vera, s’alcuna ven’èal módo,& efficacemente confuti coloro,che fingendofi fauijfanno profetilo, ne di non crederete non coftrctti da ragione,ò fenfo,dichiarai pc rò in prima, non effer da fprezzarele difcipline de’Poeti, Filofofi, Hiftorici,Oratori,à quelli che vogliono darti a’ftudij delTEuange--lio fanto : il modo poi di ftudiare quefto fanto Euangelio. 11 Lunedì, dichiarai effere l’oratione.dinanzià tutte laltrecofe, efponendo quella bella oration di Daniele,che ne’ Tuoi teneri anni era sì dotto,che meritò d’udire nell’etàgiouenile.Onde preti argomento di lodare i giouani fopra i vecchi,co‘l teftimonio delle l'acre lettere,&s’alcuno ha detto ch’io adulai à voi,Illuftriflimo mio Signore,che me ne cur’io, quando pur diffi il vero?Ma che hauereb-be detto fe la S.V.Illuftriffima non foffe fiata sì lungi dal fuo bel Tc bro,che fuamercèhaurebbecompiutoqueftofuo lacro Tempio di porpore,di mitre,& di capelli? Mofìrato poi quanto fia ncceffa-lioil perfeuerar nell’oratione , perche il gregge putillo delle don-nicciuole,& de gli huomicciuoli, non diceffe le neceffità di quella vita non patifeono che fi poffa ftar molto tempo intento à pregare^ con templare,bitogna effere più Marta, che Maria. Il Martedì, con l’hiftoria della Vedouella Sarettana, à cui non mancò mai farina, nèoglio , & d’Elia prima da’ comi, & poi da lei pafeiuto , quandolaritrouòacoglier’duelegna nel bofeo, mo {Irai quanta cura fi prende Iddio , di quelle beate anime, che d’ ogn’altra cofa feordate, & di loro fteffe ancora, con tutto il cuore fi danno àlui, Edeteftai,quanto potei, l’anfiofa vitadimol-ti,chepieni di follccitudine, temendo Tempre che non glivcn-ghià meno la terra, e il Cielo, sfidandoti della prouidenzaDiui-na, a guifa d’Ethnici, ogni loro fperanza collocando in fe medefi mi,& nell’induftrie loro, viuono tutti gli anni Tuoi in penfieri,in trauagli,& in crucij. Il Mercordì, pofeia infegnai chele noftre orationi non fanno mutare l’eterno volere dell’onnipotente Iddio, & cfponédo le prc ghiere d’Hefter , che diceua. decreueris faluare nos contìnuo lìbe-rabimur. Propoli , & fciolfi l’antico dubbio ,ò 1 orationi noftre, cigiouano , & mutati Iddio ,ò non fi muta, & indarno fi prega, libello effempio d’Homero, mi valfe quitti della catena dc’lumi, con cuiperfuafi, che uoi quando Iddio ci cffaudifcc.cifollcuiamo in lui, & non egli s’inchina a noi. Però ch’egli, & il fine,& i mezzi da peruenirui difpone, tra quali vno è l’oratione. Onde Ifaac , a cui fù detto di moltiplicare il feme fuo , come le fìellc del Cielo , & l’arena del mare, hebbe però una moglie iterile, & perche? Se non perche con le preghiere, & con Tacque delle lagrime lafaceffe fecondalo me egli fece? (mercè d’iddio,), che