Sopra la feriti ura, 'Naaman Princeps.. &c. jSi A fevn medico diceflcad vnPadouano.và a i bagni di Lutca^óc egli ri fp ondcflè,non fono cofi buoni i bagni noflrj d’Abbano? La uirtù ora nel Profeta,-nellagrana di Dio,che gli affifìcua.Riprefo nondimeno da gentilhuomini fuoi il nobiliflimo Capitano,che non ere defle al fatato P&fetale che non gli uolefle vbbidt re in quella piccioli cofa d’andar a quel fiume a lauarfi^fi lafciò perfuadere. Andò,la-uoffi fette uolte,e tornò bello e netto, come la carne di un fanciul-iino,quali rinouato del tutto.Coli fe neutcneal colpetto di Ilcli-feo,gli rende infinite grafie,egrida col cuore e co la bocca,già perfettamente delle due lepre fano,mondo di carne,e di mente fede-le.Inuero non ui è altro Dio ; che Iddio d’Ifiaele. O che miracolo B grande,Roma.Ma non uogliamo noi fapcrc qualche bel facramcn-to? Ecco. Chi credi tu forfè quello Benadab, (e non il diauolo dell’ inferno, che era di Siria, prencipe di quello mondo?1 Venit princeps huius mundi, & inmenon habet cpàcquam,dice Chriflo. Haueua Naamati fuo Capitano,il popolo Gentile,che era grande,ricco,potente,-ha- r°an'r4* ueuagli Imperi),i Regni,le feientie della Filofofia ma tutto leprofo, pieno de peccati originali,mortali,quelli erano i foldati del dianolo , gli Ethnici idolatri, infedeli, belli di fuora,(checofi vuol dire Naaman)e brutti di dètro.Quei ladroncelli, che rubbano quella bel la figliuola d’Ifrael,deh Roma, che cofa fono fe nò quei moti d’in-uidia,d^racondia , d’odio de’ Giudei contra di Chriflo, contra de C gli Apoflolfichela fapiétia.ChriAianainuolanoalla Giudea.ela por tano in Siria alla Gentilità?1 Vobis oportebat primum predicaci verbum Dei, Aa.ij. fed quia repuli/iis illud,ecce conuertimurad gentes.Guai a Naaman,fe non e-ra quella fanciulla. Ofufle pur andato in Ifrael( dice coflei)il mio Signore haueflèpurcreduto,ò credefleneluero Iddio, inChriflo, che è il grande Profetaci uero Helifeo,- già farebbe fano dalla lepra dc’peccati fuoi. Andate, andate Padrone con palli della fede, della diuorione,della obedientia,in Ifraele al Profeta, e guarirete. Scelerato Benadab, che lo mandi all'empio Rè d’ifraele. Tù non vuoi, cheguarifca iniquo , però lo mandia unhuomo , alle traditioni humane de'Farifei, contrarie in tutto al uero Profeta. Irritum feciflis Mattivi mandatum Dei propter traditionem veftram . Quanti andarono dc’Gentili al Manichco?quanti a’Filofofi?1 quanti a Macedonio? quanti a Maometto mandati da Benadab, daldiauolo Peperò non guariua huo-mo. Ma il Profeta noftropreuicne, e dice. Dì à Naaman,che ven-gaà me. O bontà infinita. Vaflènead Helifeo , pronto, e diuoto, Gli par bene Arano il batteggiarfi nelle onde, non capifcc, che l’ac qua laua folo,e nò cura,ma le parole fono quelle,che guarifeono il corpo,& l’anima, SeNicodemosì dotto nella legge nò intède que- loan.3. Ai fecreti,chc marauiglia è fe la Gètilità nò gli può penctrare?’Gli p-fuadono i fuoicòpagni,ilgrà Centurione,il Regolo,i Magi,piimi-t|e de Gelili,che uogiia vbuidire.Tutta la yirtu atcriuono alla vbbi-Quad. del Bìtonto Parie /. Oo 3 dient'ia