l I B 0 va è uno inflr umento di Dio per far nafcere, & conferita^ la fanità, e il medico,è d’amendue miniflro tale,che egli non ha a dare le for^e dell’artefice , ma folo preparargli la materia, & rimouere ogni impedimento.Che fe troppo importunamente uorrà quefta materia, o mouere, o fermare ,fi>ejfe volte auuiene,che l‘uno,& l'altro male gli uien fatto ; dando alla natura impedimento,che bene ogni cofa condurrebbe a fine. Irla udiamo intorno a questa co O< io e faildiwnoTlatone nelTimeo,il quale dimete diTitagora cofi parla.Di tut-di piatone tl * morivi quello è migliore,che dafefteffo, e in feftcffo è cagionato spercio-■circala mi che questo motiuo,che io dico,è congiuntiffimo, &fìmiliffimo alla divina me diciiia. il moto dell’uniuerfo. Et quel moto,che dagli altri e fatto,èfern^a dub biopeggiore-, mapeffimo è quel moto,cbcall’hora,che giacendo, opofandofi, è il corpo da altri,no tutto,ma fecondo alcuna delle fue parti moffo, per il che di tutte le purgationi,cure, & medicine del corpo,quella è utiliffima,checon I'effer citar fi, & affaticarci facciamo-, appreffo alla quale poffiam dire,che fia 1’effer commodamente portato in naue,o da qualche altro fofiìentamento.L’al tra fifieri e di mouimento all’bora,che una gran neceffità ne sforma, è utile;al-trimente in niun modo è da effer da un fauio buomofeguitata,nè accettata.-et quefta è quella purgatione , che da medici con folutiue medicine fi fia.pl fare. Tercioche l’infirmità,fe pericolofiffime non foffero,non fono da effere con medicine ft imolate,perciocbe ogni forte di malaria è in certo modo fimigliante a quello animale, che patifee. Conciofia che il composto di tutti gli animalige neralmente, & particolarmente dalla fua natiuita in fe coriene un fatale fifia ciò della fua uitafegià qualche neceffariapafìione non ci fi interponeffe.Ter ciache le qualità loro proportionali,dal primo principio loro poffedendo infc la forila,& la uirtù di ciafcuno animale perfino a un certo bafteuole tempo, per quanto all’ufo della uita loro è neceffarioffi congiungono,e infieme (ìfilano, dopò il fine delle quali ninno è, che più oltre poffauiuere.Similmen te alle malarie è ordinato un certo,& terminato modo,il quale fe alcuno uorrà con medicine diminuir e, o feortare oltra il fatai corfo del tempo,nel quale egli debba durar e,di pie ciole infirmità grandi foglion uenire , <& dipo-chi dolori affai ne rifurgono. "Per il-chele infirmità s’hanno da coreg-gere , & governare con la diligentia del aito,fecon- do che la natura di ciafeuna comporta,nè fi debbe in modo alcuno lina difficile , & trifta malaria con medicina ifiligare. DELL^