E (lem pio che la £-me fa le uiuande, faporite. L I B 7^ 0 Bifogna dunque che i Trencipi fiano moderati nel mangiare, &bere;per-. do • fiTo° cioc!f>c°mo dice Democrito Abderite, ifontuofi apparecchi non moftrano la nofce I’ uirtu deWhuomo,ma i mediocri si;pcrche non la virtù,ma la fortuna nella fu huomo cf perfluitàfi troua.Ondefù molto lodato Ciro maggiore, perciocbe effendo una Ter uirtuo fera alloggiato con unfuo amico, gli fù domandato quello che uoleffe cenare; & egli riffofe,che pane,& acquagli baflaua,percioche eghfferaua di cenare appreffo unfoffatello.La onde meritamentefurono lodati i Terfi da Xenofonte per tanto modefli;et haueuano qiiefto coflume,che non farebbono andati a mangiare, fe prima non haueffero chiefia licentia a quei, che erano fatti fopra ciò.Tqon uoleuano,che i figliuoli loro con le madri mangiaffero,ma haueuano i maefiri apprejfo,de’ quali effi mangiavano;nè altro che pane era da to loro,eccetto che urìherba, che fi chiama Tgaflurtio, il loro bere era acqua di fiume-finalmente l’ejfercitio è quello, che fa faporite le uiuande, e la fame le fa dilettevoli,E quefie uiuande tanto fontuofe, graffe, delicate, cercate per il cielo , mare , terra,non paiono tanto buone,e faporite agli otiofi,quanto pare il pane a colui,che affaticandofi fi troua un buon appetito.Tolomeo, Be di Egitto,andò un dì per camino,& i fuoi cariaggi,che lo feguitauano, no ginn gtido a tepo,& la fame affamandolo gli fù portato non so che pane trouato in unapicciola cappanetta d'unpaftore,il quale con tato appetito magiaua,che pareua,cbe balfamo guftaffe:e giurò, che in tutta la fua uita non haueua mai mangiato una cofa, che più gli baueffe fatto prò, e più fioritagli foffeparfa di quel pan fecco.Dario fuggendo ^tleffandro , & effendo molto affittato ,gli fù portata dell'acqua d’un fiume torbida, & anchora macchiata per li corpi morti,che dentro ui erano,quale tanto di voglia beuè, che egli hebbe a dire, che nella uitafua non haueua mai beuuto una cofa piùfoaue. Tfè di coftoro maravigliar ci dobbiamo, fe Tolomeo non haueua mai con appetito mangiato, nè quell'altri} con fete beuuto ;percioche io credo, che a cofloro accadere quello , che accader per ufo foleua ad un certo imbriaco , che burlando foleua dir cofi, che notigli pareua mai buono il bere , quando non ne patina un poco di carefiia.Douete dunque affettar innanzi,che uoi beviate, o mangiate,che, la natura n’habbia defìderio:la quale col fare 1‘effercitio ,co*l caminare,& co l’affaticarvi farete rifentire,e douete imitar Socrate , il quale qualche volta affaticandofi più che non pareua conueniente, glifi dimandato, perche cop faceffe;onde egli riffofe,acci oche meglio,e più faporitamente io ceni ^inacat fi Scita,gloriandofi fcriffe ad Annone,che di latte,cacio,& carne,fipafceua Gli anti- & che la fame gli faceva parer ogni cofa faporito. Diogenefcriffe una lettera chi rema 4 Crate Tebano,doue lo confortava mangiar leggiermente.Gli antichi poma ni«_ perche ni non ?cr a[tra cagionf> mangiavanofuor a in luoghi, dove potevano effer da irS^d- ogniuno veduto ,fe non per mofirarla loro continenza al popolo ; & nonca-feoperta, ' ricavano tanto le tavole 'di uiuande,quanto fecero poi quei,che vennero dopo