!f,.P pt A r 0- a7 fori, & i poveri orfani non hanno padre che gli fofienti, nèrobba,chegli copy a; dovete Signore in fimi! cafo creare,& allenare i figliuoli; & remediar? le figliuole j perche non è al mondo hmofina , che a gli Dei fia tanto accetta, quanto è remediare , & fouuenire donzella, la quale fi trova in punto, di dementare cattiva 3 & dishonefta.Cofi come è gran peccato il far peccar il compagno ,cofi anco merita gran lode colui, che lo fofiiene , che non cada. Ter? che piu obligatione fi deue a colui,il quale è cagione,che non calchiamo , che cagiOiie a quello,che ci aiuta alenare. Trouarete ancora alcunih uomini, e donne, ! cheìm’al quali ui diranno,che hanno feguitaio le parti,chi una, & chi un altra, fopra «o., non de i quali non ui curate di far effamine,nèperfecutioni, nè uendetta : perche Pecca* i cuori generofi non mai debbono fil mar una ingiuria,fe non quando uien loro fatta da altri aloro filmile . Se qualche dispiacere, onero difiubidientia ,uihd . fatto qualche huomo del uofiro dominio,per cofia piu ficura io hauerei il difii- pi de mular, che il far uendetta, perche potrebbe di altre forte effere, che creden- uonoeflcr do,che i uofiri litigi foffero finti,ui rifufeitaffero di nouo altri più tndigefii di- uendieaù /piaceri. Sia dunque in quefto cafo la conclufione , che fecondo il mio parere, uu non curerete altramente di ricordami delle ingiurie,che ui fecero,ma bende' feruigijche bora ui fanno;non ui curate di metterui in punti, nè in difpute co uofiri uafalli,perche nelle cofie,che appartengono alla communità ,et liberta, quegli,il quale ui pare,che piu ben ui ferva, farà, quelli, che con buon core ui nendo. State favo. Marco Aurelio ui ferine di fua propria mano. COMEITRENCIPI DEBBONO ESSER NEL PARLAR grado fi, Se model,H. Cap, XVII. DICE Cicerone ,cheleffe tre lettere di tre prudenti/Jimi Re, che furono questi, Filippo Macedone al figliuolo ^ileffandro; Antioco a Caf fandro;& Antigono a Filippo fuo figliuolo .• nelle quali non commandauano altroché con benigne ,& piacevoli parole , eglino la benevolente de ipopoli,e de i foldatt acquiftar s'ingegnaffero.Rpffrenate dunque lafiotta,& odio-fa ciarla,& arroganza; percioche fi come è co fa lodevole, non risparmiar al bifogno , &.quando lo ricerca le parole ; cofi è molto brutto , & biafimeuolo , fienai proposto,,& dove bifogna tacere ,fauellare. La onde io non dò vinto a certi ciarloni quel che dire fogliono, che più facile è tenere in bocca «» n tr0 o carbone accefo,che ritenere un motto,o detto,o parola, che dire noi ci voglia parlare® mo, quando uiene a propofìto;ma ben mi pare,che fia quelprouerbio già tan- alcua uol to divulgato,che mal fà favellar colui, che del tacer, hà perduto il fentiero. ta Pcntire Ter la qual cofia hauendo a favellar , ui bifogna ricordar di Xenocrate , che 1 huomo* diceua,efferfi qualche, volta del parlar petito,ma di bauer tacciuto, nò mai.E da Tindaro fommamete lodato Epaminòda Tebano,percioche pochijjìmo par lana ri/pctto a quello, che egli fapeua. Catone parimente effendo giovane, Mar. <4ur. Tar. quarta & 3 &