A.- ishsìHhìibbh SECOLO 0. che tu mandi filor di cafa colei3 & non lafci, che tanto rcafemina mangi un Ogni ere fol giorno il pane imcafa tua,pèrche ogni creatura, chefta allenata con Siri- acura cllC gherie:, ó hauerà corta uita3 o che le farà contraria là fortuna. Facioti afa- ur\ pere3ò Dedalo3ch’io mi marauiglio affai di alcuni Romani 3 i quaipmetteno, gariCj iia. amft procurano,che fuoi figliuoli pano fanati conftrigberie; perch'io tengo p uerà cor-cofa uerifjìma3che gli huominifi quali s’infermano per -volontà de i Dei, no fi ta vitta °' faneranojper qualunque diligentia ui ufinogli huomini.O che ifigliuoli infer “arr°aCfor’ manojperche fono di trista copleffione onero fi affiatano ,per che i Dei uoglio- tuna. no priuargli di uita, & in tal cajb3fe la fua malaria è caufata da triflo humo, rè 3ri corrano al medico 3 che gli darà medicine naturali 3ma fe l’infermità uie nt3pche i Dei frano ingiuriati 3i padri ftudfinoa placare i Dei co facrificq; p-chefinalmetegliè impoffibile3 che le infermità del cuorefiano fanate co alcu ne medicine corporali, Non ri maraui'gliare ò Dedalo,s’io mi fono fermato a ragionare più a lùgo fopra di qfta,che in altrappofta fattami da te, pcheflu dio apfuaderti3cbe tu uogliguardare le tue creature daflrigberiapche altra mete darà maggior dano albabino unatriflaflrigheria , che nogligiouerà la buona latte.Teli fono mojfo a fcriuerti qsto3primap l’amor ch’io ti p»rto3c an chopche mi ricordo3che tuftado3nel Senato mi diccui piu uolte, come tu morelli da uoglia di battere un figliuolo 3pciò bora che'l’hai coparato co’l de fio, Tertufa tua moglie l’ha ottenuto co lachrimc3 no uorei che turbafte i Dei Quando i cofirigherie3pch’io ti giuro a fede d’huomo da bene,che quado i padri fanno padri ftan bene co iDei3ifigliuoli loro no hano bifogno diflrighcrie. Haueuadafcriuer no ri molte cofe,alcune delle quali ho uoluio comunicare co Protone tuo creato, ; figijuo|i pciò no te le ferino nella lèttera,& no ti marauigliar di qfto 3 pchc le lettere non han-fino tato pcricolofe3cbefe l’buomo è difcreto3no fcriucrà in vna lettera chiù ‘io bifo -fa piu di qfto , che direbbe a bocca in publico nella pianga di J{oma3pdonami f o'Dedalo fiche ueramete no ti fcriuo3come era il tuo defìo fiche tu hai bifogno ° di faper molte cofe,le quai io nb ho licetia di fidare in una lettera. Di me non fe che feria erti ,fe no che la gota fempre mi tr attaglia eh’è peggio quanto più crefco in età, tato più feiema la mia falute , fiche glie antica maladitione della creatura humana,che doue pefiamo di effer più fecuri3 itti ci fòprauego no maggiori turbameti.La mia Fauflina fubito fi tolfep fe il papagai , che mi ìnàdafti,& è cofa mirabile da udire3qudto egli parla bene,ma 1 effetto le don ne fono tòlto poteri 3che pogono filetio a i uiui3&fanno che i morti parlano ne i fepolchri.Secodo l’amore 3ch‘ io ti porto,& il debito che tego teco, & ancho V ^on»c fecodo’l mio costume 3quàto bora ti màdoèpoco3& dico qfto, pebe ti mado fo ” latriate due caualli di 7rlauritania3e dodici ffiade ^ilcfsìtdrine 3& a Frontone che pon-tuo creato3p la buona nona,che mi portò ho dato un’ufficio i Cilici,che li uale gono file rà uentimilafeftertfi. Fauflina m’ha detto3 ch’io madi a Tertufa tua moglie f una caffa piena de odori di Taleftina3e un’altra piena de ueflip la ftiapfona, v f piirjar & a mio parere noie dei filmar poco,perche le donnefogliono effer fcarfea co i morti. fumar