I 1 tre CONSIGLI, I QVALÌ DIEDE LVCIO SENECA advn fecrecario fuo ami co,che ftàua con l’imperatore Nerone,'&• che l’Impcra-tor Marco Au relio teneua ordinato in quili opere egli fp didelfe tutte lehoredel giorno. Cap. XVIII. N Erone Imperatore, hauea un fecretario,nomato Emilio Varrone fflquct le. filando in Roma vicino alla porta Salaria -, ut fece vnafolenne cafa,& un giorno inuitò Lucio Seneca perche mangiaffero tifarne nella fuaca fa nuoua,afine,che quella cofafuffe bene auentarata;perche i Romani tene uano per augurio,che fecondo la uentura buona,o rea di colui, che prima en~ traua,mangiaua,& dormiua nella cafa nuoua3talè doueffe effere la profferì tà,& l’auerfità di coloro,che ui babbitaffero;Lucio Seneca aconfentì a ipre ghi di Emilio Varrone fuo amico,& hauendo mangiato infame fontuofamen te3andarono di compagnia a ueder quel nuouo , & generofo edificio,& mo-flrando il fecretario a Seneca tutte le cofe notabili minutamente 3diceua.Qtte fio me^ado e per iforaltieri,quefia fola per i negotianti, quefti appartarne ti fecreti fono per le donne ,quefte camere per gli fcudieri ,.quefi' altana èiper: haucr luce da vedenti bene,queflo corritore è per batter il Sole, quefto lùoco da baslafiò è per falla da caualli,quefl’ altra parte è per la.c.aneuà,& finale-mente gli mofìrò tutta la cafa3laquale era fatta fi compiutamente,cbenon le mancaua cofa alcuna.Emilio Varrone poi che hebbe mostrato a Seneca tutata la fua cafa, affettando , che egli lalodaffé come effa meritamente doueua effer lodata,effo Seneca,come fe non haueffe veduto cofa alcuna, & pur al-Ihora entraffeper la porta diffead Emilio Varrone. Di che è que fa cafa? & & egli riffofe.O che belforeftierofèi tu Seneca? Ho ffefo tutto il mio hauere a fabricare quefìa cafa,ti ho condotto a uederlafaai mangiato meco nella ca fa,& ti ho mofìrato ogni parte di quella,& detto,che la cafa è rnia,& bora mi dimandi di cui è la cafa? Lucio Seneca gli riffofè;tu mi bai mofìrato la cafa de ifiorefieri, la cafa degli fchiati,la cafa delle donne,la fiala de i caualli, & in tutta la cafa non me ne hai mofìrato parte alcuna,che fa tua propria,, fe non che in eiafeuna parte habita altra perfona . Perciò fe tu tieni lapro-prietà della cafa io ti reputo buomo prudente& fatilo anco fo,che mifei di buon cuore amico , perciò basendomi tu hoggi contutato è cofa giufla,che per rimunerarti di quefìa bcniuolentia gratamète, ti faccia qualche fcruitio, & quello farò con darti qualche buon configito,perche gli huomini coniatati fogliono pagategli albergatori efìerni co denari, et gli huomini uani co di re menzogne,et i buffoni co parole giotofe, et co adulationi gli homini catti— ui,ma i buoni,& i virtuofifogliono pagare co i buoni configli. Ouefìa cafa ti e efflata molte fatiche gioiti affanni 3afìai.denari, & ccfìandcti tanto è ccfa. giufla,che tigodi di effa.Piglia fiora tre miei cofigli,et potrà effer,che ti pre ualcrai meglio ai cffì,cbe de idenari efìerni,pebe molti hano denarip fabri-■ car.caffiPiano.hàiio.prudctia di faporie godere. Il primo confìglio,è che per: