Dan.io. Matth.6. 2. Cor. 7. 0 Trimo giorno di Qttarefìmj, &• impediti alle diuine contemplationi.Pcrò Daniel dice di fe fletto, A che non gli apparite mai l’Angelo, fe non doppo un lunghi (limo digiuno. Ego Daniel trium hebdomadarum diebw, panem defiderabilem non comedi, caro & vinum non introierunt in os meum , tandem venit àngelus ad me. Per far penitentia de’peccati cornetti cofi digiuno Niniueal le predicationi di Giona.Bethulia alie parole d’vna Vcdoua L cller cito de gli Hebrei in Masfath,al precetto diramitele. Il digiuno fatuo Dauid,il digiuno diede a gli Apoftoli lo Spirito Canto ; il digiuno illuminò Paolo,tre giorni cieco^quctto fece vincitrice Giudith; quello efpugnò Aman,quello confalo Anna Profetcffajqueflocac ciò Sathan nell’inferno. Che dò io a dire ? E vn principio della vita beatajl digiunar,Romani. Vn’arradelParadifo, ouenon fi mat> « gia.né fibeue.Vna fimilitudine degli liuomini co gli Angioli ,che fenza cibo viuono felice.vita,Vna participatione dà gloria,che i cor pi beati mantiene tempre fenzafame, e lenza fete. Vna trasformatone in Chrifto, che non hebbe mai bifogno, fe non quanto vol-fe, di nodrimento. Non ti marauigliaradunque, fe non efplicail precetto Chrifto del digiunare, digiunò egli, digiunarono gli Apo itoli, prima di loro i Patriarchi, &li*Profeti. Notiti sforzano più quelli eflempij, chele parole ì Non far però, come l Hipocrita che feè un poco indebolito dal digiuno,fimula non poter Par in piedi, va crollando da tutti i lati,- viue dentata vita; non per dareflempio agli altri di benviuere, ma per pefeare con quelle reti riputati©- G ne, plaufo, glor ia popolarefca. Nolite fieri fient Hypocrita triste, dice il Signore. V’èbenvna triftitia fanta, diuina; & è quando l’huo-mo penfando per li fuoi peccati efler caduto dalla dignità propria, fatto fintile alle beftie, hauer perdutola gratia diuina, & ogni virtù -, efler fcruo del d iauolo, obligata l’anima, & il corpo alla pena eterna ; hauer a render ragione del tempo.Cofi dunque penfando, fi duole, fi attrifta, fi cruccia, d’hauer peccato contra di Dio, contra di fe, contra del.proflìmo; O come è vtile quella triftitia, vditc San Paolo a Corinthi. Qu^ fecundum Deum triftitia eft ,falutem ftabìlem operatur, fed folìcitudinem, Jed defenfionem, fed indignationem, fed timorem, p fed dcfiderìum, fed amulationem , fed vmdiElam ; La folecitudine all’ope-re buone, la difenfione contra il demonio, lo fdegno contra di fe» medefimo, il timor dell'ira di Dio, il dcliderio della fua gratia, l’e-mulatione de Santi, & delle Sante, la vendetta conira i peccati.Che vi par di quelli frutti ? Beati voi dunque fe in luogo di tanfi vani gaudij, nei quali in quelli giorni lafciui fete flati con l’anima e col corpo immcrfijcominciarete un pocoatriftarui, a doleriti de pec-cati commeffi, delle fpefe fuperflue delle dishoneftà infinite.de gli amori profani, degli habiti illeciti, delle parole (porche, de’ volti rombali».KmP? P^uto. de gli fraudali dati,dellecattiue compagnie,de vaili lpcttacoli, della prodigalità ne i colmiti, della pompa