j 2 Primo giorno di QuAYtfìmd3 culo, fenza orecchie,fcnza nafo,fenza mano. Cieco di giudicio,zop A po di affettione.curuo per auaritia,(torto per malitia, lippo per in-uidia,monoculo per l’amor proprio, fenza orecchie di intelligenza,fenza nafo di difcrettionc, fenza mano di opere buone. O mo-ftroabomineuole. Iddio per dar vnagran mazzata all Hebraifmo, lafciauaalcuna volta regnare vn Prencipehipocrita. Deus (dice il Iob.j4. Profetaci regnare fùcit hominem hipocritam, propter peccatapopuli. Guardati , Chriftianefmo, che guai a te,come tu hauerai Prencipi hipo-criti. Non vi è la peggior gente di quelli lupi ., che paiono pecore, mordaci come cani, dolofi come volpi, fuperbi come leoni, come tigri crudeli, come lupi rapaci. O quanto è da fuggir Roma,la hi-pocrifia, la quale comealtro non cerca, che riuercntia di honore, B plaufo del volgo,opinione delle gentijcofi meritamente perde il prc mio della eterna vita. Hippocrita,ti affati catti à digiunare, ti macerarti,ti affliggerti,ti efearnidearti,e digiunando hipocritamentcjl di giunar perderti,vegghiafti orando,e con Toccatone,I’oratione iftef faeuacuarti-,fpendefti,fpandefti,diflribuendoa poueri lei moline,e le limofine ifteffe, e te medefimo, della mercè loro fraudafti.Ti ha-ueaper fuo creditore Iddio, e col tuo credito, mercafti fciocco Manli,6. l’aura popolare dello infido volgo,-però dice il Signore, Amen dico vo bis, receperunt mercedemfuam. Ben receperunt, non recipient, non reci-piunt, receperunt. E' tu trapalatala mercè loro, e cefi breue,che a pe-nahàhauuto principio,&è già in termine. Ma tu Chriftiano,che Q temi Iddio, che offerui lalegge, che vuoi effer occulto agli huomi-ni, ignoto alDiauolo, noto folamente a Dio. Tu, che non brami in publico manifeftare i tefori della tua virtù, ma nell’intimo del cuor tuo cuflodirgli fecreti. Quando per macerar la carne,per ingagliardire lo fpirito, perorare con più feruore, digiuni con Mosè, con Helia, con Giudith, con Tobia, con Daniele, con gli Apoftoli tutti, perche dell’innocentia fia tanto, della purità puro , della fincerità fincero il tuo digiuno . Vnge caput tuum,& fùciem tuam laua . Se hai da fingere, fingi più torto letitia, & fuggi la occa-fion della vanagloria, che triftitia pereffer tenuto fanto dal mon-do; moftra più torto di banchettar, & digiuna, che digiunar per pa-rcr buono,-fingi innanzi il mondano,& lìj Religiofo,che effer Reli gsoloper farti ammirare.E’ men malelafantità, celar per humiltà, che pai efarla per vanagloria, Et faciem tuam laua . Miferi noi quanto habbumo bifogno di lauar quella faccia, la con feient ia n olirà, tanto forfè piu brutta, & immonda , quantoci pervadiamo con &.0T‘,Ch':Jfla n?ra' &lnontla- A quello, à quello atten-°‘*m0 ■ di mondarci dentro. Munda v,od intuseS1, dice Chri, „, d no.S’o T P"?a ’ .cl,e unto acerbamente rial.ji. il poucro Dauid, quando diccua'. Qmmam amaiuta est [ufet me manne tua , eonuerfes i„ > OT^iz/ir Que-