L’Odi d’Qratio Ì nem ] quello leone. cioè, quello foldato Romano [ afperum ] afpró.ruuido, pesi-colofo [tadu] à toccare^non che a ferire, ciò cluama-lcoheperchei fanciulli, che fono allenati coli, come dice Oratio, paiono leoni ne la guerra [quem ] il qual leone. cioè, ilqual foldato [ ira ] la ira, la Aizza,la collera [ cruenta] fanguinofa, i- bramofadi fangue [rapir] tira con impeto , & per forza [ per medias cxdes ] per mezzo le vccifioni.la dotte appunto è piti folra, e piu fretta la battaglia, & dotte gli huomini fono tagliati a pezzi . perche vn tal foldato cofi allenato, quanto piu grande è il pericolo, tanto piu ani-mofamente vi fi mette con quella mede- 3 lima ira, che vn leone ferito, quando fi fcaglia addoflo a cacciatori, che l’hanno ferito^ e non hauendo paura di forte alcun a. d’arra e [ dulce ] moftra, che il morire a la guerra per la patria èia piu onorata cola, chefia 5 e che hauendofi à morire ad ogni modo,è meglio morire per la patria [ eftdulce] è cola dolce [&deco- 4 rum j & onorata [ mori ] morire [ prò patria] per la- patria [& mors] e la morte [perfequkur ] corre dietro [ vini ni fugacem ] a colui, chefugge [ nec parcit ]-nè perdona [ poplitibus ] a nerui [iuuenrk[ de la giouentu [imbelliscile non sà guerreggiate [que] e non perdona [ tergo ] a le fpalle [timido] timide,chefuggono.cioè, 5 la morte.giugne coloro, che friggono, cofi quei giouani ,che non vanno à la guerra, e fi Hanno ne le delicatezze a cala, e quelli, che voltano le fpalle a nimi-d, come quelli, che vanno a la guerra, e yalotofaniente combattono. Poplitibus inueiit®, in cambio di iuuenturi. Poples , tis, è propriamente la parte di die- 6 tro del, gi nocchio, douè la gamba fi piega .ho detto di fopra nerui -, perfchenon ci èyocabolo proprio volgare, ha detto Oratio? che la morte non perdona a que-fla parte de corpi dei giouani, per diré, che ella non perdona, nè a robùliezza, nè a vigorofita.nè a gagliardia?perche ella non ha paura di cola nefiuna, e nef-fuaa «olà è tanto forte, che ella non gis- ti per terra ; perche la robuftezza del cor-po, e la deprezza par che fia in quelli popliti, che fono tutti nerui [virtusj prona , chel’hùomo virtuofo ha fempre tutti i gradi,che egli merita per le fue vir-tù,fe bene il popolo non glie li dà ; perche hauendo la virtù ne l’animo, che con tiene tutti i gradi, per confeguente gli g ha.tutti? perche l’onore è il premio de * la virtù, la quale ha perfine l’onore, cd-inecofà digniflìma, e che- appunto a lèi ficonuiene, tal che il popolo colfuo fd-uorenon glie li può nè dare, nè torrè, perchefeguitanola virtù, come il corpo l’ombra, ma accioche nefluno fi inganni , voglio dir breuemente che cofa fia virtù ila virtù non è altro, che vn’hàbi-tode l’animo, che ha già fattòl’huomo perfetto in tutte le j attieni morali, che egli non può fe non difficilmente errare. L’habito de l’animo è vn còfiumè, quali come vna pratica di bene , & virtuofa-mente operate,acquillata dachilopofi fede,per vn continuo, & lungo vfo di ciò fare,in modo che pare,che egli faccia ■ quella buona, & virtuofa operatione per natura, che non fappia, e non polla quali fare altrimenti. L’operationi virtuolè fono le virtù morali. cioè, l’operationi de l’huomo, fatte con prudenza , temperanza,giuftitia, e fortezza,che non cre-delle, che vn fàrtore, vn fabbro, vn dipili-tore, e cofi gli altri ardili per là per far bene l’effercitio loro, fecondo le lóro arti fieno huomini virtuofi, & buoni ? perchè là virtù confide ne le operationi morali , e non ne le arti mecaniche? ma il vulgo profano, & ignorante dà nome di virtù adogni cofa, non fapendó che cofa fia la virtù, nè mai hauendo veduto 1’orrt- lt bra fua [ virtus ] la virtù [ néfeia } che non sa, non conofce, e non può hauere[ré-pulfe fòrdidte ] la repulfa vergognala1, repulfa è, quando vno chiede vn magi-ftratOjche non gli è dato. La virtù adunque, come s’è detto di fopra, non puòha-uere repulfa 5 perche fe il popolo non le dàil magifirato, ella non fe ne cura : perche l’ha iufe ftefla j perche la virtù contiene