MERCORDI DOPO LA I. DOM. DI QVAR. che quelle della croce, che patì,che morì, e che fu fotterrato, e però lo credettero huomo {blamente, e coli (come dice l’A portolo) fi fca-ì Cor. r, jajì2àrono Jeiia fua croce. Dunque fecondo che, la méfa delle ferie ture fu loro fcandolofa, per la mala intentione, cofì la croce fi uol-tò loro,infcandalo: dalchenefeguitò la lorrouina.Nòn meritaua-no dunque altro fegno,che della pasfione, acciò col tempo hauefie-ro a conofcere,chi dal cielo gli feriua,epermetteua,che la città loro fufle disfatta,e che non hauendo uoluto pigliare i fogni celefti per la falute dell’anima, habbino quei della terra per la rouina del corpo. Sarano forfè alcuni,che dirannoiNoi dunque fiatilo felici,perche credendo fermamente la diuinità, & humanità di Chrifto,non cerchiamo alcun fegno da lui. Certo dille la cofaè coli : nulladimepo fe ben noi crediamo fermamente, e fenza cercar fegni a corroboratione della fede,ne cerchiamo poi alcuni per debolezza della fpe-Naì ter- ranzafeffetto della fede)nella quale titubiamo. Perche chi è quel-thìamo lo di noi,che ftretto da qualche calamità, fia talmente coliate d’ani dei i? f1' mo uerd* Dio ’ c^e P0^0 tra Perìgli dica alla ficura col Profeta i «no a Cri è la mia illuminatione,e la miafaluteiChitimeròioìT^oUtoi* ito. fi molti quali perfetti, ne digiuni,ne 1 orationi,e ne l’opere della mi Salm. z6. fericordia, e de l’altreuirtù, che poi aflaltati da l’impeto di qualche tribulatione, priui della fiducia fi perdon d’animo* Parte de quali cercano il fegno dal cielo, e parte dalla terra. Quelli che lo vogliono dal cielo fon coloro,che fentendofi abbandonati da qualche dolcez ■ za fpirituale,e non fi poflbno dare ad intendere di poter fopportare in patienza un minimo incommodo. Altri poi cercano il fógno dalla terra,e fono coloro,che ricchi, e contenti frollandoli credano, & amano Dio in quelle profperita,ma fepoi le perdei!ero,fi periferia-■ |Cf aàrC no>cheDio non gli amaffe,e comedifperatùfìgnificati in quelle don d ì 1 cfclo, ne Gieremia,che effondo riprefe da lui de l’idolatria, gli rifpofe- c dalla ter ro sfacciatamente. nonudiremo da te il parlare, che tu rihai par* ras he fi3. lato nel nome del Signore,ma feguiteremo di fare tutto quel che vorremo^ Hicr.44. e fagrificheremoalla regina del cielo &c. E quel che fegue,edipoi« da quel tempo in qua che noi ceffamodi fagrificare alla reginadel cielo » habbiamo battuto bifogno d ogni co fa, e fiamo fìat e confumate dalla guer ra, e dalla fame. Quefte ribalde femine cercauano i fegni della’p1*^ fperità della terra, mediante laquale uoleuano uiuerbene.Quali pare che coloro imitino,che tocchi da qualche auuerfità fi (limano* che Dio gli habbi abbandonati. Perilche fe ben non perdono alEtut to la fede, perdono almeno la (peranza,fuo effetto .-Per il che nef-fimo