tL PRIMO GIORNO DI QVARESIMA. il ùaticinio di Gioel, che dice: Conuertiteuì a me con tutto il uofiro cito* ve, nel digiuno, nel pianto, e Stracciate i cuori uoftri, e non i ueftimenti uofiri . In oltre : Cantate con la tromba in Sion , fantificate il di-giuno, chiamate la moltitudine, congregate il popolo Santificate la Chie-fa, rannate i uecchi, rannate i fanciulli, e quelli che lattano : E che piu fi può dire, e che altra maggiore efiortatione fi può ufare?poi che s’in-Ccrimo uitanoalla.penitenza per infino a’bambini nelle ùfce ? Ne folo di nic cTl p/i quello fi contenta la Chiefa, ma ordina di piu, che fi legghinoi fette mo gìor- Salmi penitentiali, non per altro, fe non per dimoflrarne in che noi nodiQua ci dobbiamo trattenere iiiquefto tempo fagrato. Se rifguardarete rc poi alle cerimonie, altro non uedrete, che malinconie, e penitenze. Che altro lignifica le ceneri fopra de’ capi, l’imagini coperte,i facendoti ueftiti di negro con gli altari di colori medi7eccetto meftitia, & dolore ? Fratelli, tutte quelle cofe gridano penitenza, predicano la penitenza, richieggono da tutti i fedeli la penitenza. E perche una delle gran parti di quella è il digiuno,però digiunando fi fatisfa col corpo, col mezzo delquale fi commettono afiaisfimi peccati. La onde la Chiefa ancora ci publica il digiuno, e col mezzo di quello n inuitaa far penitenza : nè fidamente fa quello, ma in oltre ci dichiara il modo nel facrc Euangelio : Parleremo dunque di quelle due uirtù, della penitenza, cioè,e del digiuno: & a fine di poterlo far meglio,chiederemo alla gloriofa Vergine il folito aiuto. AVE MARIA. Allavirtù folaméte conuienc l’honore. QVando voi digiunate, nonvogliate farui malinconici, come gli hipocriti, Ve. DiconotuttiiFilofofi, che fidamente alla uirtù conuiene l’honore, & la gloria. La uirtù honefta,è foladegnadel premio, come cofa, che debitamente fé lcconuenga. E chiaro in oltre, che l’amore della laude, & dell’honore è il primo defiderio tra tutti gli altri defiderij del cuor noftro : dal quale amore ha origine la fuperbia, laquale non è altro , che uno amore immoderato della propria eccellenza. Procurò l’antico ferpente di pigliare con tale efcaigli antichi genitori noftri allhora che pro-mefleloroidiuini honori, cioè la fimilitudine della gloria diuina. Eperòfapendolui, chenoifiamodaquei difcefi, & heredi de’ defiderij paterni, non manca mai di tentarne con l’arte medefima,