CICLISTI Ije migliori ^Lacchine da turismo di MARCA MONDIALE Società Anonima B. BIANCHI MILANO. BLWdll Il rifuqio di Valle Stretta, visto di fianeo. (Fot. Santi). Il Lyslcamm. (Fot. Calpini). L'alta Valpellina. Ugo De Amicis, e con le fedeli guide di Valtour- nanche, Ange e Aimé Maquignaz. Nessuno di loro conosceva la montagua e la conquista non fu loro agevole. Colti dalla sera essi dovettero bivaccare sul monte. Questa ascensione qnpsto bivacco. Guido Rey ha descritto venerdì sera ai suoi colleghi dpi Club Alpino ed a molti invitati nel Saln-e delta Borsa, il- lustrandola con proiezioni di fotografie sue, poiché egli è maestro non solo nell'uso della piccozza e della penna, ma altresì della macchina fotografica. Riassumere la conferenza non è possibile: si può appena accennarne i passi principali. Fa dapprima la delicata de.-crizione dei primi passi nelle tenebre notturne con la volontà intorpidita dal sonuo inter- rotto, le membra pesanti, le orecchie cullate dal ra- spare dei chiodi sui sassi, la mente popolata di im- magini assurde e volubili ; poi con la luce dell'alba, l'attacco alle roccie, la gioia della vitalità fresca e audace, il benessere fisico, il fascino dell'altezza ; l'ultimo sorriso dei fiori e il primo splendore delle nevi ; le ore di fresche energie, di spensieratezza e di ansiosità intense, le più belle e più proficue: 1 brevi riposi a mezza salita, guardando in basso l'ombra smisurata del Petit Dru listare di ombre azzurre il ghiacciaio. Poi le prime difficoltà gravi, la lotta corpo a corpo coi lastroni crollanti, il lento cammino su per le fenditure, lungo le scarse riseghe del ba- stione formidabile, il pericolo delle pietre cadenti. « (Test mauvais, mmsieur Rey — gridava dall'alto Ange MRquignaz — e'est très mauvais ». E salivano sempre. Dopo cinque ore dal colle, trovarono una breve ter- razza e vi si fermarono irresoluti. Proseguire signifi- cava passare la notte sul monte. Ma uno osservò che dall'Albergo di Mon avers li si osservava. Si alzarono e ripartirono. E ricominciò l'acrobatismo su per scale aeree, per cornici incerte, fasce esigue II monte an- dava assottigliandosi e semplificandosi: sassi fischia- vano alle orecchie; le rupi portavano i segni delle folgori ; non un filo di acqua su per la piramide ster- minata: succhiavano i ghiaccinoli. Un bastione for- midabile li arrestò. Ange lo vinse: la vetta era a pochi passi: erano le quattro del pomeriggio. E ap- pena giunti lassù, la guida valorosa espresse il suo parere con qualche ironia : « Vous savez qa e'est des montagnes trop di/ficiles ; 5a vous plait à vous, monsieur *" », isognava cercare un rifugio per la notte. Ripre- sero la discesa, cercando quattro palmi di sasso piano ; un piccolo spiazzo a' ridosso della cresta li accolse: era largo tre passi e profondo due, chiuso fra un muro e un abisso. Sciolsero la corda che li legava da sedici ore. « Appena fermi fu come se in un attimo aves- simo dimenticato tutto ciò che era avvenuto, le gioie e le pene. Solo ci rimaneva nelle orec- chie un sordo ronzìo come di sassi cadenti, nelle narici il forte odore delle rupi: una vampa sul volto, e nel capo una grande confusione di pensieri. Ci accomodammo alla meglio; fu fatto un rotolo della corda, sul quale a turno due di noi si sarebbero seduti all'asciutto... Manca- vamo di tutto ; non coperte, non abiti di ri- cambio. Nel gruppo serrato qualcuno si muo- veva tratto tratto per liberarsi da un braccio o da una gamba amica che lo premeva, e il muoversi dell'uno metteva lo scompiglio negli altri, e ci vo- leva del tempo peichè il grup- po riprendesse l'immobilità... Quando mi destai dal primo breve sonno, velai attorno gli occhi smarriti. Non ricono- scevo più il luogo, né ricordavo il nome del monte. Donde ero venuto e dove ero? In quale misteriosa camera di ignoto albergo, dalle finestre aperte su un paese fa' tast co ai con- fini del mondo? Chi erano co- storo che mi stavano accanto con la fronte china sulle gi- nocchia, immoti come fatti di sasso? Per nn momento il pen- siero errò inqunto per rianno- dare il filo della memoria; poi mi resi ragione, ma mi parve che i miei compagni non ci fos- sero tutti; li contai: ne man- cava sempre uno... Mi avvidi che mi avevano legato per un piede... Mi dissero che nel sonno palavo e mi mo- vevo... Quale notte miraoile! Quante stelle! Passò una meteora, seguita da molte altre... Ora faceva freddo: un freddo sottile che penetrava fin sotto il farsetto ed in fondo alle tasche senza tregua e senza riparo. I piedi, entro gli sc»rponi duri come ferro, semb a vano fatti di vetro, e che ad un piccolo urto doves-ero infrangersi. L'immo- biliià forzata diviene un tormento: ci coglie una irrequietezza, una voglia di fuggire, un'esaltazione che prorompe talora in parole prive di senso, in risa, in singhiozzi, fino a che non avviene una ribel- lione generale: come per una intesa tutti si balza in piedi; si accende il moccolo della lanterna e si rimane attorno con gli occhi spalancati, in adrra- zione delle fiamme, battendo le mani e percuotendo le suole sul granito in ritmo di danza. « Sembrava un rito di selvaggi, ma quel po' di luce era per noi di un conforto infinito. Poi si ritorna rassegnati a sedere contro la rupe e succe le una parvenza di e Ima che cela un desiderio immenso: il sole! Ancora cinque ore prima del giorno! Scan- tonando al di là del murice.iuolo, avremmo potuto vedere le luci di Uhamonix. ma era pericoloso il muoversi. A quell'ora nella piccola capitale alpina finivano gli spettacoli, si chiudevano i cnfé chnntants ed i einematografi, la gente si ritirava negli alberghi. Laggiù incominciava solo ora la notte... Quando uno grillò: c La valanga! La valanga! » fui presto al pari degli altri a saltare in piedi ed a levare il mento... Ma cadeva lontana... I colpi fitti, ripereo- tendosi di gola in gola, ci giungevano distinti... Tratto tratto la voce si gonfiava più terribile e scoppiava in schianti di folgore... Non ho altri ri- cordi di quella notte. Quando mi destai, vidi la cameretta vestita già da una luce dolcissima e Ange, ritto contro il cielo bianco, che annodava la corda e sorrideva, dicendomi: — Partiamo ». E discesero, e quando trovarono una falda di neve vi si gettarono sopra avidamente: « Oh, la dolce sosta sul granito d'oro, nell'aria tepida, al piede dell'altissima torre s.lita e discesa, che, a guardarla, ora che ne eravamo sfuggiti, ci sembrava più solenne e più tragica, ora che ne conoscevamo gli inganni e le meraviglie! Di questi spunti, di queste pittoriche descrizioni dell'orrido montano, l'avv. Rey ne porge parecchie ancora all'attentissimo uditorio. E la narrazione ter- mina eoi ritorno all'albergo, dal quale s'era mosso il giorno innanzi. mondo commercialo sportivo *** Enrico Mazzioni (Milano, via Boccaccio. 1), La celebrata marca di automobili Ziist, l'eroina vera del Giro de) mondo in automobile è sempre stata la pre- ferita di Mazzioni, e lo saià anche per il 1909. Ma un altro pr-zioso incarico avrà pure l'attivo agente milanese, cioè la vendita delle vetture (tipo 18 HP) Br xia Zuit, g à tanto accreditate. Ziist e Brixia- Ziist affilate alle cure intelligenti di Mazzioni vuol dire anche pel 1909 una larga messe di affari. Gli è ciò che auguriamo vivamente anche all'amico signor ing. Roberto Zu-it. *** Continental Caoutchouc e Outtapercha Compagnie Le K'eUersihul. (Fot. Hess). (Milano, via Bersaglio, 36). L'abbiamo già scritto altre volte; qu sta marca unica in Europa, dopo es- sersi già resa celebre nella fabbricazione di qualunque tipo di pneumatico per automobili e camions, con- tinua la sua opera preziosissima a favore della co- struzione di tessuto setifioato per la navigazione aerea, provvedendo palloni, dirigibili e aeropiani. Lo Zep- pelin , la Républ que, il Farman. per nominare tre cele- brità nelle differenti categorie di navigazione, furono creati col suo materiale, dando prova continua della bontà dello stesso. La Cont nental ha pure l'inca- rico di servire la scienza, vale a dire procurare alla, stessa quei palloni-sonda tanto necessari per gli studi meteorologici. Ecco l'estratto di una lettera che