quc leggerà quell’ Opera fenza fpirito di partito, e con que’lumi, che fono tanto necettari per bene intenderla conofcerà fubito che l’irritabilità non è più un’ipotefi vaga, ed incerta, ma una verità dimoftrata, e che quelle leggi fidate dal noftro Au­ tore fono tanti fonti perenni per l’intelligenza dei moti più ofcuri dell’Animale. Bifognava dimoftrare che il fiuido nerveo non era la cagione efficiente del moto mufcolare, bifo­ gnava fcoprir le leggi di quella nuova proprietà della fibra. L’uno, e l’altro fi vede fatto in quell* Opera. Il primo ci afficura della verità del princi­ pio, il fecondo delia fecondità del medefimo. L’uno fenza dell’altro farebbe flato un palio verfo la ve­ rità ma Iterile, ma infecondo? farebbe flato come la gravità prima del Galileo, l’attrazione prima del Newton. Non balla fapere che efifte un prin­ cipio attivo nella natura, bifogna faperne le pro­ prietà, le leggi che otterva per applicarlo con ficurezza ai Fenomeni. Fino dai tempi di Adito­ tele fi fapeva che la luce pattando per l’acqua fi rompeva, ma alle leggi appunto, che otterva nel rom- I (I li il I £ r i