VITA, EMIRACOLI foche, indi 3. pochi mefi, fe gli fece in un’ occhio pericolofiffima poftema , con una carnofità tanto maligna, con dolori acutiffimi, ed affatto intollerabili ; che, non ballando i rimedj della Chirurgia, andava il Fanciullo tuttavia perdendo irremediabilmente 1’ occhio , e mancando di maniera la fallite, cheli dubitava aliai della vita. La pietofa Madre, oltre modo dolente di veder patire dall’ innocente fuo figliuolo sì acerbi dolori, a cui pronolìicavano evidentemente la morte;accorfe al rimedio fovru-mano, e tutta ripiena d’ una viva confidenza in Dio , e nell’ interceffioni del gloriofo Serafico S. Francefco d’Affili, fuo particolar’ Avvocato , come Cerva ferita nell’alma, itafene inChiefa col fanciullo in braccio, con abbondanti lagrime iftantemente fupplicò il Signore per la fallite dì quello, ridotto fin’ all’ eftremo , temendo, che d’ ora in ora fpiralìe ; tanto più, che la Maeftà Sua fapeva beniffimo, che tanto ella, quanto il Padre, non per altro fine bramavano del figliuolo la vita, che per confettarlo al fuo fanto fervigio, e giacche glie ¡’aveva conceduto, fi degnallé con-fervarglielo in vita ; e s’internò talmente in quello defiderio, che aggiunte una prometta, e l’efpreflo voto al gloriofo S. Francefco d’ Affifi,che fe per le fue interceffioni, emeriti, di quella infermità guariffe il fuo figliuolo, da lui impetrato da Dio, veilito del fuo abito, per un’ anno intero , l’avrebbe fatto fervi-re in un Convento del fuo Ordine. Appena finì dì far’ il voto, che lperimentò, quanto meglio folle il fine,che’l principio dell’ orazione, perche conobbe, che il Santo Fanciullo flava più quieto , e che tuttavia gli andavano mancando quei fintomi mortali , c’ aveva , quando il portò in Chiefa, e ritornata a cafa non men confolata, che allegra, vide quell’ enfiagione andarli miracolofamente ri-folvendo ; riposò tutta la notte, e dove nel dì feguente penfava feppellirlo,trovò interamente fvanita l’enfiagione,e có effa mancato ogni dolore,gli diè con guitoil latte, il qual prima non potea fucchiare. Due cofe degne conliderar fi devono in quello miracolo :F una la tolleranza del Santo Bambino, a cui la terribil* enfiagione , che con acutiffimi dolori gli togliea la villa, non potè caufargli effetti di pianto, che fogliono cagionare a’fanciulli di sì tenera età, quando patifcono fomiglianti angofcie ; anzi a chi lo mirava, parea di vedere nel fuo volto una tolleranza d’uomo maturo, e prudente; imperciocché fi lamentava in una certa maniera, che piuttollo pareva compatire V afflizione del Padre, e della Madre, che sfogare col pianto Fin -terno fuo dolore. L’altra cofa è , che Iddio cominciò aliai per tempo a provare il fuo Servo coll’ infermità , che fuole fempre mandare mefcolata di celefte confolazione a quei, che veramente lo fervono ; Crefceva il Bambino, ed appena ebbe ufo d’intendimento, e di ragione, che efercitato da’ luoi negli atti di pietà Criftiana, cominciava colla debil manina a formarli nel petto il legno della Croce, ed a piegar la lingua anche balbuziente all’ efpreffioni divote delle verbali orazioni. Quai principe d’inefplica-bil dolcezza non dovea infondere in quel cuore tenerello il nome di Gesù, e di Maria ; fe era da Dio deftinato, che col tempo ei doveva cflere un nobiliffimo Tabernacolo di Religione, e Santità ? Quai giubili non dovea fentire il fuo Angelo Guflode, mentre vedea, che il tenero corpicciuolo cominciava così per tempo a metter piede in quell’ arringo,