?;2 DETRUTTI IN PARTICOLARE
Bontà per eífenza , ma principio ancora , e ragione di ogni bene , che Í1 partecipa dalle creature . Che per quello dall’ApoQoIo è chiamato frutto di luce,perche in efio ila la bontà,la giullizia,e la verità: Frugar enim lucís efi in omni bonitate,®* jufiitia,<&‘ veritate. ( Ephef.^.c). ) E¿ il Salmo efiorta il fedele,che qaeri nel Signore , e faccia la Bontà , e farà pafciuto nelle ricchezze del Cielo : Spèra.in Domino , &*j#c bonitatem, ö“ inhabita terram , &*pafceris in divitiis ejus.{Ffal.'2)6.^t) E lo è cer-tiffimo, che nefiuíio mai tanto fi farà degno di Dìo , quanto quelle a-nime buone . Perche le un contrario fi conofce dall’altro , al pari che nell’anima malevola non entra la Sapienza ( come li manifella nel libro jdi elfa Sapienza ) fn malevolam animam non introibit Sapientia.{ Sap. *4.)NèIla benevola , e buona farà dolce entrata, e più che graziola abitazione io ipirito di Bontà , e delia Sapienza divina.
DELLA RENICjNITÀ
DISCEPOLO. ✓”N HE’ fi intende per il Frutto della Benignità? MAESTRO.	Quello e il quinto frutto, che parimente tira
a fua origine dalla Carità , ed è eziandio ordinato al bene del prolfi-mo , perche (come dilfe l’Apoflolo ) Charitas benigna efi. ( 1. Cor. 13. 4•) Con quella differenza della Bontà , ò Benevolenza , che è il frutto an-
tecedehte . Che quella fi ferma folo nei vo er bene ai prolfimo : e la Be-Dignità fi flende più oltre , che è nel prontamente farlo con l’opera. La prima , cioè la Bontà , è buona con la volontà , e buon cuore. La le-conda , cioè la Benignità , lo è anche con fatti, e con la mano. Onde dice S.7 ornalo : Qtffintum ad voluntatem bene faciendi, datur Bonitas, quantum ad beneficenti¿ executionem , datur Benignitas. ( i .2.qu.qto.ar. 3•™ corp.) Che perciò { fecondo interpetra il medefimo ) il nome di Be-Dignità nafce dal latino : Bona igneitas , ò pure : Bonus ignis ; chuman״ ״ noli in buon linguaggio li benigni , buoni fuochi , perche fono tante fiaccole accefe di amore , che fervono , e sfavillano à beneficare i prof-¿imi : Dicuntur enim benigni, quos bonus ignis amoris fervere faci¿ ad benefaciendum proximis. ( Vbi fuprapofi dihia. ) E per quello la benignità vien detta anche benT^nza ; perche à quella appartiene il fare bene a gli altri ; che è׳ AtoBbta , donde procede : Beneficentia nihil aliud importat, quam facèwtf^iim alicui ׳, quod efi adus charitatic. ( 2. 2. qU*
% : .ar. ì .in corp.in principi)
Quello far bene à i profiimi fi effercita dall’anime Ciciliane , e’buone* in due cofe ; ò nel follevarli fecondo il temporale , e corporeo : ò nello fpirituaje , è nell’anima . Nelle quali due cofe cònfiPtono le opercjle^a Mifericòrdia così corporali ,.come fpirituali. Quali opere fe fi ranno coi motivo di carità íono-átti di carità: e la benignità, ò benefit