A CHI VUOL LEGGERE A morte di Ca r l o II. è fiata un colpo così univerfale, che lolamente non 1’ à Pentito , chi non à avuto cuore . L’Italia tut­ ta , tutta la Europa , tutto il Mondo ne anno dimoftrati i Pen­ timenti di PpaPimo , non Polamente perche in tutto il Mondo egli poffedeva Provincie , che per naturale obligazione di VafPallaggio, dovean deplorarne il fiero caPo ; ma ancora perche in tutto il Mondo non era Provincia, che per gitiflo debito di Gratitudine non dovefTe Pentirne il lagrimevole avvenimento . La Pua Bontà non limitoffi Po­ lamente a coloro , che godeano il vantaggio di vivergli Poggetti, fi ftePe pur anche a quelli, che Poffrivano PinPortunio di effergli nimici. E fe pure emmi difficile il Poflenere , che egli abbia beneficato tutti, non mi è però duro il di­ pendere , che egli non abbia diPguftato niuno. Ragion dunque volea, che avendo io feci tata quella funebre Orazione per conPolare alcuni de’ Puoi Suddi­ ti, che fi moflravano ineonPolabiìi per altro della Pua morte , non fi PermafTe il conPuolo in quelli pochi. Doveafi a tutti flendere , ficcome in tutti erafi il rammarico dilatato , corriPpondendo alla generalità del morbo P univerPalità del rimedio . Io per me tanto non mi promettea dal mio dire ; Puron bensì co­ loro , che mi aPcoItarono , che fi prePero 1’ impegno di fare ancor altri parte­ cipi, come effi diceano, del lor follievo . Il contradirli, nè alla loro autorità fi dovea, nè la lor ragione il meritava . Trattavafi di ubbidir perfonaggi, cui tante obligazioni indifiblubilmente mi tenevano avvinto ; ed’era per confolar perfone, cui il comune interefle mi rendea giufiamenteappaffionato . Condi­ rceli perciò a lor comandi j e partitomi dalla lor Città, in cui avea avuto l’o­ nore di recitarla , trovandomi colà in occafione di farvi la mia Quarefimale Carriera , ne lafciai loro, conforme alle lor richiefle , la copia . Ritornato in Roma molti Amici fi mofiraron curiofi di leggerla , eleggendola mi fi protellavan bramofi di poffederla . Io loro P offeriva fubito che per 1’ opera di quei Signori, che fe ne avean prefo P impegno, farebbe venuta alla luce . Ma elfi vedendone la tardanza , mi perfuadeano a fare da me quello, che non così prefto fi farebbe fatto da altri . Tutte quelle perfuafioni io nondimeno avrei trafcurate , fe ad effe non fi folle aggiunto il defiderio di Perfonaggio, che per au­ torità , che tiene fopra dì me, puffo,/lire che foffe flato comando. Quello Polo fu dunque quell’ impulfo , che a quell’opera mi à determinato j ed’ io qui nel principio ò voluto manifeflartelo, per non farti fantallicare a capriccio . Sai tu bene , che in altre mie opere, che io ti ò prefentate , non fono mai andato inor­ pellando il mio genio con le violenze de’comandi, colle perfuafioni dell’Ami­ cizia,come è Polito farli da molti,quando mandano alla luce qualche loro com­ ponimelo. Io ò fiampato perche cosi mi è piaciutola violenza è fiata del mio genio , non dell’ altrui perfuafione . Al prefente però fe tei dico, credimi pure, che è così ; perche fe così non folte, non tei direi, ficcome in altre fiate mai non te P ò detto . Vivi felice . A 3 IM-