133 Vengo ad un’altra obbiezione o meglio alla diffidenza ed ai timori per la straordinaria e dannosissima importanza che a credere di qualcuno acquisterebbe uno Stato quando avesse nelle mani un’amministrazione con 50 mila impiegati. Questo argomento si può affacciare da un partito che disperi di poter giungere al potere, e supponendo che la cosa pubblica sia sempre diretta dai suoi avversari, desideri almeno un Governo debole, da poter più agevolmente con qualche combinazione rovesciare. Non è sragionevole supporre, che ben pochi ira coloro, i quali temono che l’esercizio delle ferrovie dia troppo potere allo Stalo, proseguirebbero ad avversare per queste considerazioni una tale idea, quando avessero afferrate le redini del Governo. Ora giudicare di un importante fatto economico, d’un allo interesse nazionale, con i criteri temporanei e passeggeri d’ un partito, non pare il più savio modo di ragionare. — Lo Stalo, dev’ essere forte, ed è tale quando ha buoni ordinamenti e valenti funzionari che li applicano con intelligenza ed equa fermezza. I Governi, nei paesi retti da costituzioni, or sono diretti dall’ uno or dall’ altro partito, ed è noto in Italia, un Ministero non suole superare una media di tre anni, di guisa che coloro oggi hanno temporanee diffidenze , possono cessare di averle domani. Tutti i parlili sono ugualmente e sempre interessali ad avere un buon servizio ferroviario, come lo sono del pari a rendere uno Stato forte, il quale appunto perchè forte, potrà essere equo. Dato pure ad ogni modo, che l’importanza dello Stato per l’esercizio delle ferrovie si aumenti e pur conceduto che questo è un inconveniente, non pare savio consiglio respingere senz’altro l’utile proposta pel difetto che essa può avere. Più conforme a ragione sarebbe porre in bilancia i due inconvenienti della soverchia