l’ ' ' " ‘ ,. “ (“ina riHe inni “cinese“ 47 di questi argomenti mostra una notevole capacità, da parte dei cinesi, di dare risalto alla vita, piuttosto che alla morte. Il culto degli antenati e la durata delle dinastie servivano a rendere meno ostica la perdita dell’individuo. Anzi, siffatte pratiche portavano a promuovere una concezione dell’individuo e del suo ruolo assai diver— sa da quella dei mesopotamici e dei greci, e a loro volta tali pratiche erano promos- se da quella concezione. 3.3. La moralità e l’assenza di una teodicea I grandi temi mitici cinesi non sono la morte e il modo di morire, ma l’ordine e la moralità sociali; non c’è un equivalente cinese dell’universo eroico e ostile di Gilgamesh e Inanna, di Achille ed Ettore. Si è impressionati e si è attratti dalla ger nerale armonia che pervade il rapporto trai cinesi e i loro dei. Ad esempio, benché pure in Cina vi sia stata un’inondazione, essa e solo accennata, e la sua funzione principale è quella di fornire al saggio imperatore Yu uno spazio per le sue opere di geografia politica, delineando i confini delle varie regioni della Cina. Il famoso detto, annotato nel TM (Iman: «Se non fosse stato per Yu, saremmo stati costretti a essere pesci», rende omaggio al fatto che rese abitabile il mondo; il mito non si occupa della ragione per cui si è prodotta l’inondazione. C’è in effetti una caratte— ristica assenza di teodicea nella prima cultura cinese, perché il suo fondamentale ottimismo rende inutile la spiegazione dell’esistenza del male. Nella primitiva mitologia cinese non c’è mai la sensazione che gli dei siano mar levoli, che cospirino per distruggere l’uomo o che l’umanità stia diventando troppo numerosa e fastidiosa, temi presenti nei miti greci e mesopotamici e nell’Antico Testamento. Cosi come non c ’è Prometeo non c’è neppure Zeus. Data l’assenza di \ A: : A; un …. A; … 1 L la m…, te non sia stata considerata come un’offesa ai mortali come lo era in Mesopotamia e in Grecia; essa, piuttosto, era parte di un ordine inevitabile e armonico. In una sor cietà basata sui legami familiari in cui gli antenati dei re erano in Cielo, non ci pote- va essere disaccordo tra dei e uomini. Non c ’era bisogno, in breve, di un Gilgamesh cinese che si chiedesse perché un "‘ aveva f ** soffrire e morire. L’argomento, quando si affacciava, come nel caso di Po Yi e di Shu Ch’i (si veda la nota 5) o dello stesso Confucio, cui non fu dato credito dai non si occupa tanto della morte in sé quanto delle istituzioni e dei valori che la civiltà cinese aveva as\iluppato per affrontarla. Diversamente da Pal aton e, loc cupa ella morte com blem c1a,le non filos ofic c,o pere ceh, nella sua visione il pm obmle aè la societa stessa La sua di invnlrncra nell’arrerrar l’in \idia di Platone