La non piena utilizzazione delle capacità produttive ha consentito al presidente Nixon, alla fine dell’anno, il passaggio ad una « terza fase » di controllo dei rischi inflazionistici, caratterizzata da provvedimenti assai più permissivi in fatto di prezzi e di salari, anche se, proprio alla fine dell’anno, qualche segno di sensibile rialzo dei prezzi ha incominciato a ridestare preoccupazioni. Nonostante taluni provvedimenti, come l’annuncio di riduzione del disavanzo del bilancio statale e i recenti aumenti del « prime rate », non sembra si possano per ora intravedere, negli Stati Uniti, i segni di una organica e sistematica politica restrittiva, e ciò sebbene la massa monetaria sia aumentata ad un tasso assai più rapido degli obiettivi proposti e sebbene nei primi mesi del 1973 persistano, così come negli ultimi mesi del 1972, saldi passivi della bilancia commerciale eccezionalmente elevati. In Gran Bretagna la sensibile ripresa economica, che sembra essersi finalmente avviata nel 1972, si è accompagnata a persistenti eccezionali tensioni sui prezzi al consumo, a forti aumenti della massa monetaria ed alla ricomparsa di un disavanzo negativo nella bilancia commerciale, che hanno indotto le autorità inglesi ad inaugurare, verso la fine dell’anno, la nuova fase di un drastico programma antinflazionistico. Nella Repubblica Federale Tedesca la fase espansiva dell’economia, dopo la decelerazione del 1971, si è nuovamente rafforzata, sostenuta dal positivo andamento della domanda interna e dai sempre forti impulsi della domanda estera. Peraltro anche il favorevole quadro dell’economia tedesca presenta qualche ombra: un’accentuazione dello slittamento dei prezzi al consumo (+5,8%), che ha indotto il governo tedesco ad elaborare un piano di stabilizzazione basato prevalentemente sull’uso di strumenti fiscali e creditizi, e la prospettiva del possibile rinnovarsi di una crisi monetaria che espone il marco alle offensive della speculazione internazionale. Per l’economia francese è proseguito nel 1972 il processo di sviluppo particolarmente sostenuto ed equilibrato, salvo, anche in questo caso, un’accentuazione delle tensioni sui prezzi, che i provvedimenti antinflazionistici adottati dal governo alla fine dell’anno dimostrano peraltro di poter controllare, risolvendosi anzi in un sostegno per la domanda privata. Un quadro sostanzialmente analogo di ripresa, pur con talune differenze, presentano le economie del Belgio e dei Paesi Bassi; mentre anche in Spagna l’espansione economica è continuata nel 1972 in quasi tutti i settori, in presenza di lievitazioni di prezzi e di conseguenti restrizioni creditizie. L’economia giapponese ha ancora una volta stupito per la sua eccezionale capacità di recuperare, dopo il rallentamento del 1971, un elevato tasso di sviluppo, sostanzialmente analogo a quello medio (+11%) realizzato da questo sistema economico per oltre un decennio. Nel 1972 l’economia giapponese è riuscita a ricavare elevati impulsi non solo dalla domanda interna, in ulteriore ascesa, ma anche da un andamento della domanda estera assai favorevole che ha consentito al Giappone di realizzare un elevatissimo saldo attivo della sua bilancia commerciale, nonostante la rivalutazione dello yen rispetto al dollaro nella misura del 17% effettuata nel dicembre 1971 e la presenza di controlli « concordati » sui flussi di alcuni prodotti di esportazione. Questo fatto è un’ulteriore prova della eccezionale robustezza di un sistema economico che fruisce certo di particolari vantaggi connessi al tipo di rapporti sociali e di lavoro esistenti nel paese, ma che dimostra sempre una stupefacente capacità di risposta in termini di efficienza tecnologica e di aggressività commerciale. Nell’America latina, infine, soltanto il Brasile e il Messico hanno fatto registrare sensibili incrementi reali nell’attività economica. In Brasile si è ripetuto anche nel 1972 un elevato tasso di espansione in termini il