IL REALISMO DELL'ANALISI MARGINALE NELLA TEORIA DEL PREZZO 139 merci poste in vendita con e/, e2, . . . eB, i prezzi di vendita prescritti con Pr P2........ P„, le quantità di smercio con xr x2.... x^e i prezzi fissi del periodo con a, lo smercio U è : t — l Il guadagno G ammonta a : n G = s (ti ■ ei) ■ xi - a- i—i E’ subito evidente che ogni aumento dello smercio di un bene o di più beni, ceteris paribus, conduce ad un aumento dello smercio complessivo e del guadagno. Naturalmente l’influenza dell’aumento dello smercio di un bene sul guadagno è diversa per i diversi beni. Essa è appunto : dG = 2 (Pi ~ et) ■ dxi 1 = l Da questa relazione si vede subito il « contributo » al guadagno di una unità quantitativa della merce i. Esso è dato dalla differenza pi — et , cioè mediante la differenza brutta assoluta. Il raggruppamento delle merci a seconda dell’altezza della differenza del contributo al guadagno è dunque un’espressione del pensare altrettanto marginale come il tentativo di aumentare, per esempio con la reclame, la vendita di merci con differenza accentuata. Nel presente caso esiste dunque perfetta coincidenza tra teoria e pratica tanto in relazione alla finalità come anche in relazione alla applicazione del modo di pensare niarginalistico. 6. — Nei negozi ch’erano in condizione di fissare il prezzo di vendita a loro grado, cioè secondo una funzione prezzo-smercio congetturale delle loro merci, in alcuni dei casi da me esaminati fu dato come fine dell’attività commerciale uno smercio minimo U0 e un guadagno di « % rispetto allo smercio : (1) G = a • U, dove U S U0. Negli altri casi fu dato come scopo uno smercio minimo I/o e una differenza media brutta s0. E’ pertanto facile intendere che la seconda fina-