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GINO GUGLIELMI
cifiche e concrete. In una serie di recenti articoli apparsi in due numeri di « Economie Appliquée », dedicati alla teoria economica ed alla programmazione regionale (13), ve ne è uno, particolarmente illuminante, di I. R. Bou-deville, il quale scopre « un’ulteriore conferma dell’unanimità della scienza economica su un punto : l’integrazione di ogni progetto specifico in un piano di sviluppo nazionale ». Questa unanimità, anche se auspicabile, ci sembra sia stata sancita un po’ troppo frettolosamente da questo autore : basterebbe ricordare la divergente prassi americana citata dallo stesso Boudeville. Vale pertanto la pena di ricercare uniformità più consistenti del pensiero economico corrente in tema d’intervento statale ed economia regionale.
II. - Dimensioni quantitative e tipi dell’attività statale e di quella
     PRODUTTIVA NELLO SPAZIO ECONOMICO.
     E’ interessante notare come sia cominciata da un tempo relativamente recente l’analisi dei problemi economici dal punto di vista dello spazio. Ciò fa pensare che la dimensione spaziale si sia imposta all’attenzione e allo studio degli economisti soltanto dopo che la realtà della disparità di sviluppo fra regioni e Stati aveva sollevato problemi di complessità sempre crescente.
     Prendendo in considerazione uno Stato, o un gruppo di Stati o una qualsiasi parte del mondo come un insieme di zone o regioni, ciò che subito si affaccia alla mente dell’economista è, secondo l’espressione di W. Isard (14), un labirinto di interdipendenze, composto da insiemi interregionali di popolazioni, di vari tipi di risorse, di industrie, di economie locali, di contabilità, di bilance dei pagamenti, di mercati, di poli di sviluppo e di aree metropoli-tane, di strutture e di istituzioni sociali e politiche, di valori, ecc.
     Se tutti questi insiemi si compenetrano attraverso l’intermediazione di flussi reali e monetari, di spostamenti di popolazioni e di altri fenomeni, come ad esempio il progresso tecnico, e concorrenti tutti a determinare la distribuzione spaziale dell’attività economica in modo non uniforme ma spesso secondo processi di concentrazione della medesima, ne consegue la necessità di affinare gli strumenti dell’analisi economica per riuscire a pervenire ad una conoscenza della realtà economica meno parziale e ad una più razionale spiegazione e trasformazione della stessa.
     Sempre più complicato diventa quindi l’orientarsi in un simile labirinto. Il libero gioco delle forze economiche, lungi dal condurre verso un progressivo livellamento delle diverse situazioni, tende al contrario ad accentuarne i contrasti.
    (13)     Autori Vari, Programmation régionale et théorie économique, « Economie Appliqué'e », Tomes XIII, XIV, Presses Universitaires de France, mars, 1961.
    (14)     W. Isard et al., Methods of regional analysis, An Introduction to Regional Science, John Wiley and Sons, New York i960; Le Développement Regional et les Conférences Internationales, « Economie Appliquée », voi. XIV, 1961, pp. 154-160.