to ben 15.000 organizzazioni volontarie; di queste il 48% svolge attività di servizio nel campo delle politiche di welfare. Le attività più diffuse riguardano prestazioni assistenziali alla persona (a domicilio e presso gli ospedali), consulenza legale, animazione sociale e compagnia, servizi residenziali di tipo comunitario, trasporto ed accompagnamento di invalidi ed ammalati. Le diverse indagini locali compiute negli ultimi anni su queste realtà associative consentono di delineare un quadro sufficientemente chiaro delle caratteristiche e delle tendenze del fenomeno20. Da questi studi emerge un insieme di soggetti caratterizzati da un alto grado di informalità e di autonomia21, capaci però di fornire servizi sia «primari» (per i quali non esiste cioè alcun intervento pubblico equivalente) che complementari (originali ma connessi all'iniziativa pubblica). Spesso questi servizi vengono offerti assicurando continuità e competenza, pur essendo svolti su base esclusivamente volontaria e gratuita (in questi casi le organizzazioni sono strutturate in modo da offrire un pronto ricambio all'elevato turnover dei singoli aderenti). Si può quindi affermare che il «volontariato» costituisca oggi un arcipelago di iniziative assai variegato, territorialmente abbastanza diffuso22, che si presenta come una realtà solida, non esposta al rapido mutare delle mode, dotata di stmtture e di risorse che ne garantiscono l'esistenza e l'operare, impegnata nella produzione di servizi che hanno in gran parte ottenuto un riconoscimento da parte delle amministrazioni pubbliche e della cittadinanza. I rapporti con le istituzioni pubbliche si fondano quasi esclusivamente sulla richiesta di contributi finanziari svincolati da progetti specifici. Solo una parte minoritaria di associazioni sviluppa un rapporto collaborativo più intenso, soprattutto con le amministrazioni locali. D'altra parte queste organizzazioni, eccettuati alcuni casi, non appaiono granché dipendenti dal finanziamento pubblico: in Lombardia la spesa delle associazioni attive in campo assistenziale è coperta da contributi pubblici soltanto per l'I 1%, mentre soltanto il 37% delle organizzazioni gode di finanziamenti pubblici23. È paradossale che le associazioni volontarie, che rappresentano, come abbiamo visto, la parte più informale e spontanea del terzo settore, costituiscano invece la componente che ha ricevuto di recente maggiore attenzione e riconoscimento sul piano culturale e normativo. È ormai numerosa la legislazione nazionale e regionale che fa riferimento specifico ad essa24. L'approvazione della legge-quadro nazionale (Legge 11 agosto 1991, n. 266) offre una definizio- 49