struita in questo paragrafo considerando tre aspetti: il primo riguarda le diverse forme di gestione dei servizi; il secondo riguarda il finanziamento delle organizzazioni private; il terzo riguarda l'incidenza del finanziamento pubblico dei servizi privati sulla spesa sociale complessiva. Componendo insieme queste diverse informazioni verrà quindi presentato un quadro generale dell'interdipendenza esistente nel nostro sistema assistenziale tra settore pubblico e settore privato. Infine ci interrogheremo sugli sviluppi più recenti del rapporto tra pubblico e privato, considerando un campo di iniziativa recente delle politiche pubbliche: quello dei servizi contro le tossicodipendenze. 2.1. Le forme di gestione Le informazioni disponibili sulle forme di gestione risultano purtroppo assai scarse. L'unico dato significativo rilevato sistematicamente riguarda la distribuzione per natura giuridica degli istituti di ricovero per minori, anziani e portatori di handicap4. Nessuna informazione sistematica viene invece raccolta sui servizi territoriali. D'altra parte l'istituto di ricovero, unitamente all'asilo nido, costituisce senz'altro la forma d'intervento su cui si concentra maggiormente la spesa sociale destinata a servizi: nel 1984 le due voci rappresentavano il 60% della spesa assistenziale dei comuni destinata a servizi e non a trasferimenti (Artoni e Ranci Ortigosa, 1989). Le dinamiche demografiche contribuiranno senz'altro nel prossimo futuro ad un massiccio spostamento di risorse verso i servizi residenziali rivolti alla popolazione anziana5. Su questa tipologia di intervento si concentra inoltre la grande maggioranza degli enti privati attivi in campo assistenziale6. A livello nazionale (vedi Tabella 2) il settore pubblico rappresenta circa un sesto dell'intera offerta di strutture di ricovero7; il settore privato (propriamente detto) rappresenta il 40%, mentre le Ipab mantengono il ruolo dominante (43%). In Lombardia8 l'incidenza del settore pubblico appare minore (14%), mentre aumenta quella delle Ipab (53%) a scapito anche dell'intervento privato (33%). All'interno del comparto privato è difficile stimare la ripartizione tra enti religiosi ed enti laici: l'unico dato disponibile fornito dall'ISTAT si riferisce al 1968: allora il 73% degli istituti classificati come privati risultava di tipo religioso; il 18% era costituito come ente morale ed il restante 9% era costituito da enti «non eretti come enti morali». Al termine degli anni Ottanta l'incidenza percentuale dell'area cattolica sul complesso 66