ne normativa dei soggetti, stabilisce alcune agevolazioni fiscali alle associazioni e ne regola i rapporti con le istituzioni pubbliche. La normativa ribadisce il carattere non professionale di tali organismi (che devono avvalersi «in modo determinate e prevalente» di operatori volontari), offre un profilo giuridico al lavoro volontario (provvedendo ad una definizione unitaria dei requisiti individuali e collettivi che lo rendono tale)25, vincola il finanziamento pubblico esclusivamente al sostegno «di specifiche e documentate attività o progetti", stabilisce infine alcuni requisiti per il convenzionamento. Nel complesso, dunque, le associazioni volontarie sembrano aver ottenuto piena «cittadinanza» all'interno dell'ordinamento giuridico del nostro paese. Tale riconoscimento, se da un lato offre mezzi e agevolazioni ad una delle espressioni senz'altro più spontanee ed efficaci di partecipazione della cittadinanza, rischia però di non estendersi a quelle componenti del terzo settore che maggiormente attuano servizi per conto dell'amministrazione pubblica, e che assumono dimensioni economiche ed organizzative tali da rendere l'attività insostenibile, o sostenibile solo parzialmente, dall'impegno volontario. 3-4. Le associazioni di tutela e di self-help Gran parte della letteratura è concorde nel distinguere, tra le associazioni volontarie, da un lato le organizzazioni a carattere filantropico, che rivolgono i loro servizi ad individui non appartenenti all'associazione, dall'altro le organizzazioni mutualistiche, o di self-help, la cui attività è rivolta a beneficio degli appartenenti. Nel nostro paese questa seconda categoria non ha incontrato sinora grande attenzione, né sul piano culturale né su quello normativo. In realtà l'area delle organizzazioni mutualistiche non è costituita esclusivamente da associazioni volontarie. Esistono infatti alcune associazioni di categoria che hanno assunto gradualmente una caratterizzazione professionale e formale ben diversa da quella di un'organizzazione fondata su prestazioni gratuite. L'inserimento di queste organizzazioni all'interno del terzo settore non è immediatamente evidente. È infatti improponibile l'ipotesi di accogliere all'interno del settore qualsiasi attività, sia volontaria che professionale, di tipo mutualistico: la mancanza di un obiettivo di solidarietà sociale potrebbe infatti configurare il legame mutualistico come un mezzo per ottenere condizioni più vantaggiose di quelle conseguibili sul mercato; in tali casi verrebbe dunque a configurarsi 50