una forma di profitto non conseguente alla distribuzione di utili (Bassanini e Ranci, 1990, p. 36). L'inclusione di queste organizzazioni nel terzo settore deriva allora dal prevalere di uno scopo solidaristico, o almeno dal fatto che tali organizzazioni svolgono un servizio di pubblica utilità, la cui eventuale mancanza richiederebbe un intervento diretto dell'istituzione pubblica. L'evoluzione dell'associazionismo mutualistico nel nostro paese ripercorre in gran parte lo sviluppo del sistema di welfare. Si tratta quindi di una storia segnata all'origine da una netta contrapposizione ideologica tra settore pubblico e settore privato, a cui fa seguito, via via che il sistema pubblico si espande, l'intrecciarsi di connivenze che, se da un lato favoriscono lo sviluppo particolaristico del nostro sistema di protezione pubblica, dall'altro determinano l'integrazione delle principali associazioni nazionali in un regime di commistione che offre loro legittimazione e costante sostegno finanziario e politico. Non appare discostante dalla realtà dichiarare che le associazioni nazionali di categoria abbiano giocato nel nostro paese una funzione di tipo corporativistico, fondata sulla difesa e la tutela di categorie particolari, che ha ostacolato non poco la costruzione di un ordinamento di protezione sociale fondato su principi universalistici. Soltanto negli ultimi due decenni si assiste alla diffusione di gruppi e di organizzazioni che riprendono le motivazioni originarie dell'associazionismo mutualistico (di auto-produzione dei servizi), cui si unisce una sensibilità nuova verso la tutela dei diritti di cittadinanza delle categorie più svantaggiate. Possiamo individuare, ripercorrendo le diverse tappe di un percorso ancora da ricostruire con esattezza, tre fasi principali. La prima (che arriva sino al termine del secolo scorso) è caratterizzata dallo sviluppo autonomo delle Società di Mutuo Soccorso, che costituivano, nello scenario della costruzione dello Stato unitario, un'istanza di auto-organizzazione popolare spesso contrapposta alla logica paternalistica della beneficenza e dell'assistenza privata, e per questo difficilmente disciplinabile dallo Stato. La storia delle Società di Mutuo Soccorso è infatti contrassegnata dai frequenti tentativi delle autorità pubbliche di subordinarle al riconoscimento e a forme di regolazione pubblica simili a quelle applicate alle Ipab, e dagli altrettanto ripetuti rifiuti (sanciti dai diversi congressi nazionali delle Società) di ogni ingerenza statale. Il riconoscimento pubblico avviene nel 1886, quando ormai le Società conoscono una fase di crisi (legata allo sviluppo di forze sindacali centrate sul momento rivendicati- si