Capitolo Terzo LE POLITICHE SOCIO-ASSISTENZIALI E IL TERZO SETTORE 1. Le responsabilità pubbliche Il campo delle politiche assistenziali pubbliche è caratterizzato nel nostro paese dalla mancanza di una chiara egemonia da parte di un soggetto dotato di potere regolativo e dalla notevole frammentazione delle responsabilità pubbliche. Dalla rete degli attori emerge così «un gioco intricato e complesso in cui risulta impoverita una capacità decisionale risultante dall'interazione degli attori interni al settore, e non esito di logiche più generali spesso disattente ad esigenze specifiche» (Ranci Ortigosa, 1990, p. 395). Le politiche assistenziali si prestano dunque, in assenza di una chiara rappresentanza della cittadinanza, ad un utilizzo in chiave politico-clientelare, con finalità non tanto lucrative quanto di consenso sociale ed elettorale. I rapporti con il settore privato risentono fortemente di questa frantumazione delle responsabilità istituzionali. L'assenza di una regolazione pubblica non solo concede ampi spazi di discrezionalità all'iniziativa particolaristica, ma anche favorisce la proliferazione di rapporti scoordinati, rispondenti a finalità differenziate e talvolta contraddittorie, facenti capo ad un ventaglio molto articolato di istituzioni e di enti. Alla varietà delle organizzazioni private - un carattere intrinseco alla loro natura di enti a costituzione volontaria - fa così riscontro un'altrettanto complessa rete di rapporti istituzionali, non disciplinati da alcun ordinamento generale e sorti sulla base di esigenze ed obiettivi di tipo particolaristico. La normativa nazionale (fortemente disorganica a causa dell'assenza di una legge-quadro di settore) assume in questo contesto una funzione ambigua: da un lato offre un quadro regolativo generale di garanzia contro abusi ed illeciti; dall'altro incoraggia la pratica del finanziamento svincolato dalla formulazione di chiari obiettivi di politica pubblica. Dal canto suo la normativa relativa a specifici settori d'intervento appare nel complesso poco determinata, al punto da essere definita «legislazione declaratoria» (Ranci Ortigosa, 1990), realizzata a scopo di immagine e non per regolare comportamenti ed iniziative concrete. In questo quadro un ruolo crescente è stato progressivamente as- 63