Uno dei campi principali in cui queste dinamiche si sono realizzate è costituito dagli interventi contro le tossicodipendenze. Un rapido esame delle tendenze recenti riscontrabili in questo settore, oggetto di massicci interventi negli ultimi anni, consentirà di osservare in quale misura lo sviluppo di politiche sociali innovative è in grado di ridisegnare la mappa del «mix» italiano. Non si può non tenere conto, nell'analizzare i rapporti tra pubblico e privato nel campo delle tossicodipendenze, del clima di allarme sociale che per almeno un decennio ha accompagnato l'emergere del problema e la delineazione di strategie di fronteggiamento. In questo campo il settore privato ha giocato da sempre un ruolo di anticipazione e di sperimentazione, attraverso cui ha maturato un bagaglio di competenze e di specializzazione superiore a quello del servizio pubblico. L'intervento pubblico, sorto in notevole ritardo, ha dovuto fare i conti con una situazione caratterizzata da un lato dalla presenza di organizzazioni private specializzate e competenti, dall'altro dalla difficoltà di elaborare obiettivi e criteri di valutazione degli interventi che fossero omogenei e condivisi. L'azione pubblica si è così indirizzata dapprima nel sostegno finanziario delle iniziative private, e in un secondo tempo nella graduale costruzione di un sistema pubblico di intervento che non duplicasse ma integrasse l'azione privata. Via via che l'intervento pubblico ha assunto vigore e stabilità, si è parallelamente sviluppata l'esigenza di una maggiore regolazione dei rapporti tra i due settori. L'impostazione che ha prevalso nelle politiche pubbliche (recepita anche nella normativa) è fondata così sul pieno riconoscimento dell'intervento privato e sull'offerta di incentivi finanziari per l'ampliamento del suo raggio d'azione. La constatazione del ruolo d'avanguardia giocato dagli enti privati - nel 1975 eufemisticamente definiti come «ausiliari» in forza dell'ideologia statalista ancora dominante - conduce ben presto alla rinuncia, al di là dell'affermazione di principio della responsabilità pubblica dei servizi terapeutici e assistenziali, a stabilire alcuna seria condizione per l'accesso ai finanziamenti16. Ciò ha condotto, nell'arco di dieci anni, all'espansione di un settore privato finanziato in gran parte dallo Stato e dotato di larga autonomia e discrezionalità nei programmi d'intervento. Come mostra la Tabella 9, lo sviluppo delle strutture private è maggiore, durante il decennio Ottanta, di quello dei servizi pubblici: il numero delle comunità residenziali aumenta nell'arco di cinque anni (dal 1985 al 1989) del 40%; il numero di utenti aumenta del 98%. I centri 77