32 ATTILIO CABIATI mondiale, eoi ritmo col quale questa andrà riprendendo vigore, tenendo conto dei costi comparati, il cui aggiustamento provocherà problemi monetari delicatissimi, e con la misura in cui i « contingentamenti », lo bardature sulle divise, ecc., verranno gradatamente restringendosi e abolendosi, come condizione generalo e sine qua non di ima sicura previsione negli scambi e quindi dei limiti della potenzialità pròduttiva. Anche perchè, teniamolo sempre presente, le restrizioni agli scambi e gli accordi di limitare le clearings fra i vari paesi alle somme dei prodotti così scambiati, costituiscono im ostacolo insormontabile, o quasi, al movimento dei capitali, obbligando così il sistema bancario dei vari paesi ad una managed currency, che subordina la capacità produttiva alle variabili esigenze di quegli artiñciosi e continuamente mutevoli accordi internazionali. 12. — Si è detto che tutto questo movimento di interventismi statali, a carattere mondiale, significa il fallimento dell’imbelle liberismo. Dalla prima metà del seeolo decimonono sino al 1914, il liberismo impresse la sua forza al mondo economico; e, sotto la sua norma, la ricchezza assunse un ritmo di sviluppo mai più visto dall’umanità e che permise un incremento di popolazione e una generale ascensione di essa per cultura, coscienza e ricchezza quale non si era verificata nei quattro secoli insieme riuniti dal 1492 al 1840. Tutto ciò venne statisticamente dimostrato. Con l’agosto del 1914, la guerra obbliga l’economia di tutto il mondo a vestire il grigio-verde ed a servire: lo stato si fa industrialo, commerciante, armatore, banchiere. E da allora incomincia la crisi: di eccitamento e rcdÌ8tribuzionc violenta ed arbitraria dello ricchezze prima, di interventi, regolamentazioni, salvataggi, depressione e fallimenti poi. Se mai, dunque, dovremmo dire che il liberismo ha dato due volte la dimostrazione delle sue virtù: con la prova positiva prima, con la contro-prova negativa poi. Certo, quando l’edificio economico del mondo viene sconquassato in tutte le sue parti — equilibrio della produzione, della distribuzione, degli scambi, del credito — non si può pretendere che il liberismo possieda il tocco della bacchetta magica. L’atletismo è salute per gli organismi normali, non si applica in un convalescenziario di malattie di petto e del ricambio. Oggi però in cui gli stati, spingendo l’intervento sino alle ultime conseguenze, hanno disorganizzato i costi comparati, e, per salvare poi qualcosa, hanno chiuso le porte al commercio realizzando l’ideale di Columella, l’elefantiasi del sistema ha servito a dimostrare tutto l’assurdo di questa economia aiutata, regolata e controllata; sicché da ogni parte e in ogni paese gli uomini politici stessi ne invocano la cessazione, ossia chiedono il ritorno a qualcosa che assomigli al liberismo. Invocazione, questa si, irrealizzabile di colpo, perchè natura non facit saltum. \ * / /