DI TALUNI SOFISMI PIÙ COMUNEMENTE IN USO NELLE ARGOMENTAZIONI SOCIOLOGICHE 1. — Non intendo mettermi a far la concorrenza ad Aristotile. Non un capitolo di logica, completo e sistematico, nè un capitolo di storia del pensiero voglio qui offrire, sibbene poche note, che venni raccogliendo a grado a grado in tempi decorsi, man mano che la lettura, o le conversazioni, o i discorsi ai quali prestavo orecchio, mi porgevano palmari esempi di capziosi e artificiosi modi di argomentare. L’aggettivo « sociologico », che figura nel titolo, non venga preso come un segno di mio malanimo contro ima scienza, che a molti è dilettosa. La sociologia è la gran madre, che tutto copre e abbraccia, e non ho trovato un termino più comprensivo. Ma non perciò vorrei dire che i ragionamenti spurii vadan di preferenza ad annidarsi nei libri di sociologia. Mi riferisco piuttosto alle appassionate discussioni, che gli nomini conducono nella lor vita quotidiana; ai dibattiti, che intrecciano nelle aule dei parlamenti o dei tribunali; alle tesi, che svolgono su per le gazzette. Talvolta questi ragionamenti illegittimi vengono al mondo quasi all’insaputa dei genitori, e hanno un’apparenza di candore; più spesso sono concepiti con premeditazione e nascon carichi di malizia. Non sono tedeschi più che francesi, moderni più che antichi, fiorirono e fioriscono in tutti i tempi e sotto tutte le latitudini. I. — I sofismi del mercante in fiora. 2. — Il sofisma bluffatici) o della sicumera fa consistere l’argomentazione nel vantare sè stesso o nell’ingiuriare l’avversario. Chi parla si dà l’incenso. Egli afferma: « Io non isbaglio mai». Trae tal presunzione dal suo passato: « A tre anni io sapevo Dante e Virgilio a memoria, a quattro anni risolvevo equazioni di terzo grado, a cinque / ;