PROTEZIONISMO E VARIAZIONI NEL LIVELLO DEI PREZZI 53 tutte — salvo brevi rinvìi, a meno di fallire — con altrettante merci e servizi esportati, chiudere le porte all’arrivo dei prodotti esteri vuol diro provocar la serrata di quelle estere ai nostri agrumi ed ortaggi c iiori, al nostro zolfo e conserve, alle nostre automobili e macchine o tessuti. Il vantaggio di alcune impresi; viene scontato, e ben duro, da molte altre, italianissime. 4. — Conviene accentuare due fenomeni. 1° Uno è quello dell’impotenza dei dazi doganali in epoca di crisi: accresciuti di numero e di altezza per difendere, resi più gravi con tutti i metodi, ancora raddoppiati quasi dalla caduta dei prezzi, lasciano i capi delle impreso nei vari rami di industria scontenti, come so fossero senza riparo alcuno. Ma invece di porsi ad esaminare il motivo della pochezza di risultati, non sanno che richiedere nuove voci, od ulteriori rialzi. Somigliano a quei medici che raddoppiano le dosi, quando non vedon traccia di miglioramento nella persona sottoposta alla sua cura: perchè non cambiano piuttosto medicina? Qual prova richiedono ancora, prima di convincersi che i dazi, diffusi a tutte le attività, si annullano nella massima parte, riescono appena compensatori, oltre a provocare ritorsioni dannose per molte industrie? Si potrebbe far piazza pulita di una gran parte della tariffa e d’un colpo solo (1), senza provocare nessun cataclisma: ciascuno si troverebbe a dover vendere a minor prezzo, ma in misura quasi uguale scemerebbe il costo di quanto gli servo quale materia strumentale nel corso del processo produttivo. 2° L’altro è il predominio enorme dell’influenza esercitata dalle variazioni dei prezzi, a paragone di quella svolta dalla difesa doganale. Se la corsa all’ingiù, dopo il crollo di circa il 44 % nel decennio ultimo, si trasformasse in un rialzo, nessuno si metterebbe a chiedere nuovi o maggiori dazi, sebbene vedesse calar tosto il peso del balzello doganale. Ed i governanti stringerebbero trattati di commercio, con parecchie e notevoli diminuzioni nelle cifro da esigere al confine. Eppure, si può star certi che in ogni impresa i capi — pieni di coraggio — proclamerebbero la propria superiorità rispetto ai rivali stranieri. Como nel periodo dal 1897 al 1922, un’ondata di euforia invadrebbe tutti, ed ai dazi, pur diminuiti di efficacia, non si penserebbe più tanto. 5. — Non ai dazi protettivi ma alla politica monetaria, non al sistema economico da riformare per mezzo di piani più o meno stravaganti ed inceppatoli (2) ma all’ondata lunga convien badare. Nel 1 2 (1) Si potrebbo cioè iure a meno ili applicare il suggerimento di Adamo Smith, di procedere a gradi nel togliere la protezione doganale, in quanto la parte appena eorapcnsatrico non esercita adatto azione protettiva. (2) Per attuarli, si progettano uffici che dovrebbero autorizzare il sorgere di impreso nuove in ogni ramo d’industria, o l’ingrossarsi di quelle già attive. Presupposto al rifiuto dovrebbe essere la suffieonza, o meno, dogli organismi disponibili; ma chi può dirlo, so non