LA COMPLEMENTARIETÀ NELLA TEORIA NON MATEMATICA 283
di impiego, allorché si assuma corno dato un bene solo (o nessun altro). Ma ove siano dati parecchi tipi di beni, allora i loro equilibri di impiego stanno in dipendenza reciproca (1). « Con tali rapporti di dipendenza tra lo utilità dei beni di consumo, le regole dell’equilibrio negli impieghi si trasformano in regolo della condotta economica rispetto all’impiego di interi gruppi... di vari beni » (2). L’utilità di un bene messa in rapporto con quello di tutti gli altri, e cioè l’utilità determinata con riferimento a tutto « un gruppo di impieghi », è detta dal Sulzer « utilità di equilibrio ». Cosi viene a distinguere — in analogia all’utilità marginalo — una « utilità dell’iucremento di equilibrio », ed una « utilità del decremento d’equilibrio ». Persino l’utilità d’equilibrio, non solo quella marginale, sottostà alla leggo di Gossen (3). In una prima parte il Sulzer esamina la determinazione' dell’equilibrio negli impieghi senza tener conto della complementarietà, e vi arriva « col metodo dell’isolamento [vale a diro del cocteris paribus] »; poscia introduce pure la complementarietà (4).
   Il sistema di concetti di « utilità marginale » e di « utilità di equilibrio » cui ricorre il Sulzer è del tutto analogo a quello che in seguito venne definito con « utilità immediata » ed « utilità mediata » (5), e si presta benissimo a risolvere il problema della complementarietà. Il Sulzer precorre inoltre, evidentemente, Hans Mayer, L. Schbnfeld e la nuova scuola viennese, quando afferma che il soggetto economico raggiungo l’equilibrio di volta in volta, nttra,verso un processo storico. Cioè, di fatto, non gli è necessario preparare sempre ab ovo un piano economico (6): la maggior parte delle disposizioni vengono da lui accolte come lo erano nei periodi passati, o solo ima piccola frazione resta modificata di volta in volta, e devo essore ponderata di nuovo (7). 1
    (1) Op. cit., pag. 105.
    (2) Op. cit., pag. 123.
    (3) Op. cit., pag. 120-121.
    (4) Op. cit., pag. 122. Il Sulzer distingueva fin d'allora duo tipi di complementarietà:
« quella nei prodotti » o « beni materialmente complementari » (corrispondono alla nostra complementarietà tecnica: cfr. p. 281, n. 1), o l'altra « nella soddisfazione dei bisogni » (corrisponde alla nostra complementarietà psichica: cfr. pag. 281, n. 1). Distinguo inoltro come Pareto o Pantaleoni: a) « Beni surrogabili o concorrenti » (a pag. 131-132 viene indicata — per la prima volta, tranno un breve accenno del Voigt nel 1892 — « l’utilità di equilibrio di un bene in rapporto ad un gruppo di beni collegati dalla surro-gabilità rispettiva »); b) « Boni complomontnri » (per i quali la doterminaziono dell’equilibrio di impiego viene indicata a pag. 138-144).
    (5) Cfr. § XVII o XVIII.
    (0) Op. cit., pag. 108.
    (7) Assai preciso ed evidente è l’esempio che dà il Sulzer a questo riguardo. L’organismo umano, od animale, col trascorrere del tempo si modifica (invecchia), ma durante un brovo intervallo lo alterazioni si notano solo in alcune o non in tutto lo collulo, anzi ogn volta eccolo in una parto diversa. Ma, pur attraverso al mutarsi di volta in volta solo di un minuscolo numero di collulo, dopo un intervallo piti lungo viene a risultaro modificato l’intero organismo (invecchiamento), o quindi ecco cambiato proprio tutto lo collule. In modo analogo, dopo un periodo di tempo abbastanza lungo, si altera l’intera struttura doll’equilibrio economico, per quanto anch’esso di volta in volta vada preso nel suo sviluppo storico, ed abbia subito dello modifiche solo nello sue parti marginali (via via divorso).