quali cioè si assiste ad un «fallimento dello Stato» e ad un «fallimento del mercato». Lo sviluppo di queste interpretazioni è ormai assai noto e merita in questa sede soltanto un sintetico richiamo. Il ricorso ad organizzazioni non profit consente, secondo Weisbrod (1977), di equilibrare i fallimenti dello Stato, in quanto tali organizzazioni non sono vincolate all'obiettivo di soddisfare la domanda sociale dominante e sono dunque nella migliore posizione per fornire servizi rivolti a minoranze che esprimono domande particolarmente differenziate e specifiche. Al tempo stesso un'offerta privata di servizi non motivata da fini lucrativi risulterebbe, secondo Hansmann (1987), particolarmente affidabile nel campo di quei beni e di quei servizi che, essendo difficilmente valutabili ex ante dal consumatore, lo espongono alla propensione dell'impresa lucrativa a sfruttare il proprio vantaggio informativo (riducendo la qualità o aumentando il prezzo del servizio offerto)1. Sia nel caso di «fallimento dello Stato» che di «fallimento del mercato», la superiorità delle organizzazioni non profit risiederebbe, secondo le teorie economiche citate, nell'esistenza di un obbligo di non distribuzione interna dei profitti, che impedisce a tali organizzazioni il perseguimento di obiettivi di lucro. Dato questo carattere, il ricorso alle organizzazioni non profit per l'erogazione di servizi di welfare dovrebbe consentire di evitare una forte anteposizione di interessi economici all'obiettivo prioritario di rispondere in modo adeguato ai bisogni sociali emergenti. Questo risultato è però realizzabile soltanto a condizione che il terzo settore costituisca un sistema indipendente, impermeabile alle pressioni delle imprese lucrative e delle autorità politiche, collegato agli altri settori del sistema di welfare tramite scambi ed accordi trasparenti, senza che si generino «commistioni» ed ingerenze di alcun tipo. Tuttavia, l'esistenza di un settore non profit indipendente costituisce una condizione opportuna, ma non sufficiente, perché l'azione di queste organizzazioni risponda effettivamente alle aspettative e ai bisogni della cittadinanza. Infatti è la natura stessa di queste organizzazioni, fondata sul vincolo di non distribuzione dei profitti, a non costituire una garanzia sufficiente per il perseguimento del benessere collettivo. Alla dizione «non profit» viene generalmente attribuito un carattere positivo e morale, non logicamente conseguente però alla semplice rinuncia (negativa) a perseguire un vantaggio econo- 15