32. — Oltre al prestito e all’imposta, vi è un terzo sistema. II governo, invece di penare a estrar moneta dalle tasche dei cittadini coll’imposta o col prestito, mette in moto il bulino e il torchio, prepara tanti bei rettangoli di carta variamente ornati e colorati, e recanti il motto : «vale 100 lire», «vale 50 lire», o «vale 10 lire», secondo i casi. Quando gli impiegati, gli ufficiali, i fornitori vengono agli sportelli, i tesorieri del governo non fanno che sciogliere i pacchi di biglietti, contano e consegnano : «ecco il vostro stipendio», « ecco il valsente dei vostri buoi o del vostro legname, o dei vostri esplosivi ». Quale effetto producono queste prolungate immissioni di nuova carta nel mare fluttuante dei biglietti? Già lo sappiamo. Rialzano il livello dei prezzi. Ogni pezzettino di carta da 100 lire compera di giorno in giorno meno merci. Chi seguita a riscuotere un reddito monetario inalterato deve rimaneggiare il bilancio dei suoi consumi e rinunziare a certi acquisti, deve mangiar meno, affezionarsi ai vestiti logori, privarsi del teatro o dell’escursione festiva, tal quale come se fosse colpito da imposta o avesse comprato cartelle di prestito. Solo che 'la riduzione dei consumi succede ora in una maniera tortuosa, attraverso l’aumento dei prezzi, mentre nel caso dell’imposta o del prestito avviene in maniera diretta, evidente e lampante, attraverso una sottrazione di danaro che lascia inalterato il livello dei prezzi. Anche il prestito fa salire i prezzi, se il governo e le banche accrescono il medio circolante per facilitare le sottoscrizioni. In altre parole, se lo Stato stampa nuovi biglietti e li dà alle banche, che li prestano ai privati, che li prestano allo Stato, che li adopera pei suoi pagamenti, il prestito è un giochetto. Questo, in pratica, poco o tanto succede; ma allora bisogna dire che i prezzi montan su