PATOLOGIA DILAPIDATIVA E APPROPRIATIVA DELLA PREVIDENZA
      Nell’anno andato alcune grosse banche inglesi hanno accantonato per fondi previdenza dipendenti una somma vicina al cinquanta per cento dei salari erogati. E poiché una forte componente di questa sproporzionata incidenza sui costi d’esercizio è dovuta all’integrazione dei fondi usurati dall’inflazione, una delle banche maggiori si domanda se le circostanze non spingano ad assolvere l’impegno previdenziale coi profitti d’esercizio anziché col reddito dei fondi precostituiti allo scopo.
      Un’alternativa del genere andrebbe approfondita nelle connotazioni specifiche. Ma nel complesso non v’è dubbio che il dilemma per le superstiti forme private di previdenza è la fatica di Sisifo del reintegro annuale dei fondi previdenziali o il passaggio al dilagante principo della ripartizione. Tuttavia una previdenza privata fondata sui profitti correnti anziché alimentata dal reddito dei suoi specifici investimenti potrebbe non essere o essere solo parzialmente garantita. Difatti i profitti possono anche venir meno, spesso addirittura al livello di profitto lordo come saldo degli introiti e delle spese da variazioni numerarie certe, assimilate e presunte d’esercizio prima della sottrazione degli ammortamenti e degli accantonamenti istituzionali e cautelativi. In Italia questa stretta si è presentata sui fondi di quiescenza, sia per l’indisponibilità di profitto lordo sia per tutelare altre componenti distributive. E’ il caso della moratoria consentita all’integrazione dei fondi del personale per gli oneri pregressi di liquidazione derivanti da sensibili aumenti remunerativi durante l’esercizio. Come si vede, una previdenza di figliol prodigo, fondata sul debito anziché sul risparmio.
      Anche limitatamente ai fondi pensione, la denuncia dei banchieri inglesi significa che nelle circostanze odierne della produzione e distribuzione del reddito la previdenza assicurativa con precostituzione di rendite sta diventando impraticabile. Il lavoro dell’attuario è frustrato in tutte le direzioni dalla falsificazione dei termini di commutazione. L’investimento in fondi pubblici e valori mobiliari privati a causa dell’inflazione è diventato una parodia del risparmio, giacché la capitalizzazione positiva dei redditi è soverchiata dalla capitalizzazione negativa della perdita di potere d’acquisto dell’unità di computo. Nemmeno la capitalizzazione dei redditi da investimento immobiliare costituisce preservazione
1975 - Rivista Intemazionale di Scienze Economiche e Commerciali - n. 3
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