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MODESTINO R. MANFRA
monetaria (che, per i mercantilisti, dominava la prima). Con il Say la questione si orienta più verso la circolazione degli aggregati reali e, tuttavia, la circolazione monetaria finisce per diventare, per antonomasia, circolazione. Presa a sé, la circolazione, si riduce ad un rapporto o un indice, quale è la c.d. velocità di circolazione della moneta, e il tempo non deriva da una successione, bensì da un calcolo di quantità. Per questa via la dinamica dei prezzi si ridimensiona ed assume importanza il confronto tra gli aggregati del reddito, della spesa, delle entrate e cosi via. Siamo alla vigilia della Teoria generale, e il Durbin può scrivere: « Noi ci proponiamo qui d’indagare quale politica, qualunque essa sia, dovrebbe poter dare lavoro per tutti. Al di là di questo contributo — e nessuno potrà negare che esso sia della massima importanza — il denaro nulla può fare per risolvere il vero problema economico... non è necessario che il reddito dei consumatori debba eguagliare l’ammontare totale delle spese di produzione; è necessario solo che le entrate dei consumatori eguaglino la spesa occorrente a fabbricare i prodotti finiti » (2S). Si entra ora nella terza ipotesi: il tempo riguarda l’ordine col quale si prospettano le successioni fra reddito, spesa totale, entrate dei consumatori e spese di produzione. Il Keynes — ed è inutile ripeterlo — sistema il tempo mediante gli aggregati, poiché è qui che si svolge l’azione della moneta relativamente alla produzione e all’occupazione. L’aumento della quantità di moneta si ripartisce in un primo tempo fra aumento della produzione e aumento dei prezzi, poi l’aumento della domanda effettiva si ripartirà anche sull’aumento dei salari e dell’occupazione e, fino al traguardo della piena occupazione, l’effetto delle espansioni monetarie è una questione di grado (ossia di tempo), con una serie di punti semi-critici che precedono il punto critico finale: l’inflazione (29). Ma è proprio per una questione di tempo che — oggi — si reputa che gli aggregati monetari keynesiani siano fuori dello sviluppo. Gli investimenti netti — si obietta — hanno un effetto duale: hanno si un effetto di domanda, ma anche un effetto di capacità produttiva: che è poi la considerazione temporale del domani ed oltre; il Keynes mette in evidenza soltanto il primo e non il secondo.
      4.       Il tempo nella modellistica dei flussi monetari. La distinzione tra aggregati e flussi monetari non è chiara ma, allo stato attuale delle ricerche monetarie, non è questo il problema più importante. In realtà un’economia monetaria ossia una sua teoria completa — auspicata dal Keynes — non sembra sia stata costruita e, del resto, la sua collocazione gnoseologica è difficile. Una sistemazione dei vari tipi di moneta e di liquidità, della loro emissione e creazione, della circolazione e compensazione (ora si direbbe riciclaggio), delle variazioni quantitative (collegate anche alle qualitative) ecc., non può sostenersi in modo autosufficiente. A parte le considerazioni di politica economica (politica monetaria), la moneta a
      (2S) Moneta e prezzi, in Cole, op. cit., pp. 261 e 267. (2°) Teoria generale, cit., pp. 262, 268, 270.