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GIOVANNI DEMARIA
idem per idem ). Occorre perciò pervenire anche al giudizio «sintetico », quello che « crocianamente » consentirà davvero di figurare e approfondire l’intera dialettica del divenire, ossia le relazioni atte a generare le conclusioni in concreto. A questo intento sono discussi qui di seguito alcuni punti essenziali.
                                                  * * *
      Tutti i paesi esportatori di petrolio stanno attualmente mobilitando le loro risorse specifiche (e quelle finanziarie) per produrne ed esportarne sempre di piu. Dati questi loro piani generali, non esiste per i paesi importatori altra alternativa che l’adeguarvisi, giacché difficilmente essi potrebbero sfuggire alle relative conseguenze.
      Nego quindi la possibilità di mutare, se non molto gradualmente, certe correnti internazionali di traffico tra l’Italia da una parte e i paesi dell’Africa, dell’Asia, dell’America (indicati in blocco) dall’altra parte. Del resto, ciò si può desumere perfettamente da alcuni grossi eventi recenti.
      Cosi, alla conferenza UNCTAD (United Nations Conference on Trade and Development ), che si è tenuta in questi giorni a Nairobi, ben 44 paesi « poveri » non soltanto richiesero doni e prestiti senza interessi, oppure quote di rimborso solo simboliche, ma furono concordi nel pretendere, da parte della Banca mondiale e altri organismi internazionali politico-economici, assistenza addizionale allo sbocco delle loro risorse naturali. Perciò, i paesi importatori dovrebbero, alla fin fine, mediante accordi bilaterali diretti, impegnarsi a fornirne i contro-valori secondo i piani di sviluppo di lungo raggio stabiliti dai paesi « poveri ». Diversamente, il « Terzo Mondo » non concederebbe le licenze di importazione indispensabili.
      Per fare un altro esempio, i centri metallurgici indiani di Bhilai e Bikaro stanno traendo rispettivamente il 90 e il 60 per cento delle loro attrezzature dalla Russia Sovietica, ma anche le esportazioni indiane vengono concordate diplomaticamente in modo da corrispondere agli interessi « nazionali » indiani. E’, quindi, una falsa assunzione il supporre che in questi paesi domini il puro e semplice sistema del mercato mondiale.
      Insomma, per i settori del petrolio e il relativo import-export, gli scambi internazionali dipendono da una serie di esogeneità che sono solo in parte simultanee agli interessi della produzione e del commercio in senso stretto.
      Sempre per le cosiddette « oil exporting nations », ciò è ancora più evidente particolarmente nei confronti dei paesi comunistici, per i quali il fattore politico della « Planovoe Khoziaistvo », ossia la loro economia programmata, impone rapporti internazionali pianificati nei due sensi. Questi, cioè, debbono si, assicurare riduzione di lavoro « sociale », onde il primo consueto aspetto del fattore politico, ma occorre anche — secondo aspetto — che ogni loro eventuale accelerazione o decelerazione avvenga con il medesimo ritmo sia all’entrata che all’uscita.
      In conseguenza, ogni grande trasformazione dell’approvvigionamento odierno di risorse naturali — richieste sia dall’Italia che da ogni paese « ricco » —