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ANTONIO ROVERSI
per le proposizioni teoretiche!4). Ma questo non accade perché chi va alla Borsa è soggetto (in riferimento alla relazione tra « stimolo » e « sensazione») in modo speciale e specifico alla legge fondamentale della psicofisica, piuttosto ciò avviene perché l’azione in Borsa è economicamente razionale in un grado particolarmente elevato — o p u ò esserlo.
    La teoria razionale della formazione del prezzo non solo non ha nulla a che vedere con i concetti della psicologia sperimentale, ma piu in generale non ha nulla a che fare con alcuna « psicologia » di qualunque tipo che aspiri ad essere una « scienza » che va oltre l’esperienza quotidiana. Chiunque ritenga necessario porre una specifica « psicologia della Borsa » accanto ad una teoria puramente astratta del prezzo, si illude che l’oggetto di tale teoria sia precisamente l’influenza di fattori economicamente irrazionali, di« disturbo » delle leggi di formazione dei prezzi che debbono essere postulate teoreticamente. La teoria dell’utilità marginale, e più in generale ogni teoria soggettiva del valore, non è psicologicamente, ma — se si vuole usare un termine metodologico — « pragmáticamente » fondata, vale a dire, sull’uso delle categorie di « fini » e di « mezzi ». Qualcosa di piu va detto su quest’ultimo punto.
    Le proposizioni che costituiscono in modo specifico la teoria economica non rappresentano, come tutti sanno e come abbiamo detto sopra, la « totalità » della nostra scienza e non offrono che un singolo strumento — spesso a dire il vero stimato meno di quanto non valga in realtà — per l’analisi delle connessioni causali della realtà empirica. Non appena ci avviciniamo a questa realtà, nelle sue componenti culturalmente significative, e cerchiamo di spiegarla in termini causali, la teoria economica si rivela immediatamente come una somma di concetti « tipico-ideali ». Questo significa che i suoi teoremi costituiscono una serie di eventi costruiti concettualmente che, nella loro «purezza ideale», possono essere solo raramente ritrovati nella realtà storica di qualunque epoca particolare. Ma d’altra parte questi teoremi — poiché i loro elementi sono tratti dall’esperienza ed elevati al punto della pura razionalità solo in un processo di pensiero — sono utili sia come strumenti euristici di analisi sia come mezzi per rappresentare la molteplicità empirica.
    Per concludere torniamo di nuovo a Brentano. Egli espone con molta eleganza la legge di Weber-Fechner nella forma in cui, secondo la sua
     (4) Veramente non capisco il modo sprezzante con cui Brentano tratta gli « austriaci ». Cari Menger ha espresso delle opinioni eccellenti anche se in modo metodologicamente non perfetto. E per quel che riguarda lo « stile », oggi comunemente sopravvalutato a spese dei contenuti, anche in questo Bdhm-Bawerk, se non (forse) Menger, era un maestro.