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ANTONIO ROVERSI
nella forma in cui li abbiamo descritti, non possono né ora né mai essere la causa o rendere possibile il sorgere dell’economia come scienza. Essi possono tutt’al piu rappresentare una componente dei fatti che la nostra disciplina studia. Cosi come la stessa ulteriore esposizione di Brentano presuppone, la scienza economica deve investigare il modo in cui 1 azione umana è regolata in seguito a 1 ) l’alternativa tra differenti « bisogni » che devono essere «soddisfatti», 2) la limitazione posta non solo lasciatecelo dire — dall’« intensità del bisogno », ma soprattutto dai « beni » e dalle « forze di lavoro » che possono oggettivamente venir utilizzati per soddisfare i bisogni, infine 3) un tipo specifico di coesistenza tra uomini diversi. Questi uomini hanno bisogni eguali o simili, ma nello stesso tempo essi possiedono quantità differenti di beni per soddisfarli ed entrano in competizione l’uno con l’altro per acquisire i mezzi di soddisfacimento.
      Il problema che nasce a questo punto non può essere considerato come un caso speciale o come una complicazione della « legge fondamentale della psicofisica». In ogni caso i metodi appropriati alla soluzione di questi problemi non si trovano nel quadro della psicofisica applicata o della psicologia; la psicofisica applicata e la psicologia, al contrario, non hanno nulla a che vedere con la loro soluzione. Le proposizioni della teoria dell’utilità marginale, come mostra la piu semplice delle riflessioni, sono assolutamente indipendenti dal contesto in cui è valida la legge di Weber, anche ammesso che questa sia davvero applicabile ed anche ammesso che si possa in generale definire una qualsiasi proposizione valida circa la relazione tra « stimolo » e « sensazione ». Perche la teoria dell utilità marginale sia verosimile è sufficiente che risultino vere queste condizioni. 1) l’esperienza comune mostra come gli uomini, nel corso del loro agire, siano motivati tra le altre cose da « bisogni » che possono essere soddisfatti solo tramite il consumo dei beni che sono sempre disponibili in quantità limitata — o da prestazioni di lavoro o da prodotti di questo. Inoltre 2) l’esperienza comune non può ingannarci sul fatto che per la maggior parte dei bisogni — e precisamente per quelli che sono sentiti come piu urgenti — ad un incremento nel consumo dei beni e dei prodotti ad essi riferiti corrisponde un aumento nel grado di « soddisfazione » tale che altri bisogni «non soddisfatti» sembrano diventare piu urgenti. Infine 3) gli nomini — anche se in misura diversa — sono in grado di agire « razionalmente », cioè alla luce dell’« esperienza » e della « capacita di previsione» (Vorausberechnung). Questo significa che essi agiscono in modo tale da distribuire i «beni» quantitativamente scarsi e le «forze di lavoro », di cui dispongono o che possono ottenere, in accordo con i « bisogni » particolari del presente o del prevedibile futuro, secondo