CAPITALISMO E IMPERIALISMO 451 per sé generato notevoli ripercussioni nel mondo della cultura, dal momento che lo stesso tema era stato affrontato con maggior rigore scientifico in altre pubblicazioni consimili apparse nel primo scorcio di secolo, se non fosse stato seguito da un secondo avvenimento di vasta portata storica. L’autore dell’opera citata, passato alla notorietà con il nome di Lenin, palesando doti eccezionali di uomo politico e di uomo d’azione e rivelandosi, come osserva Schumpeter, « uno dei tattici più acuti e perspicaci che siano mai esistiti » (2), prendeva la testa della rivoluzione russa ed instaurava in quel paese il primo regime marxista al mondo. Ne seguiva che ogni suo scritto, prescindendo dagli intenti anche di natura tattica e contingente che ne avevano ispirato il contenuto, assurgeva al rango di dogma per i seguaci dell’ortodossia marxista. 2. — Fra le opere di Lenin incontrò sin dalla pubblicazione particolare consenso il pamphlet sull’imperialismo a causa delle tesi suggestive enunciate e della presentazione di un modello che pareva attagliarsi abbastanza fedelmente alla fenomenica delle relazioni internazionali precedenti lo scoppio del primo conflitto mondiale. Col passare degli anni tuttavia quest’opera si rivelava obsolescibile e sempre meno valida come strumento interpretativo dell’evoluzione dei rapporti fra stati, costringendo a vere e proprie acrobazie dialettiche gli autori marxisti intellettualmente piu vivaci, mentre gli altri, ripiegando su posizioni fideistiche, si rifugiavano nell’ipse dixit e rifiutavano un’analisi obiettiva della storia contemporanea. Sulla sponda dell’ortodossia marxista si venivano conseguentemente delineando due differenti posizioni: la prima era tenuta da coloro che cercavano di dimostrare una certa aderenza degli eventi storici al modello leniniano ricorrendo a sottili sofismi, a sagaci manipolazioni della documentazione esistente e nei casi estremi a mistificazioni e a omissioni di fatti e di tendenze. In particolare in presenza di un comportamento di un paese socialista, tipicamente l’Unione Sovietica, apparentemente non difforme da quello bollato come imperialista per i paesi dell’area capitalista, si cercava di negare l’anomalia al modello carismatico usando alternativamente i seguenti espedienti tattici: (a) non riconoscere, quando possibile, il comportamento egemonico del paese socialista; (b) in caso di fatti incontestabili come l’invio di contingenti militari, sostenere trattarsi di interventi richiesti da popoli fratelli impegnati nella lotta di liberazione contro un avversario interno od esterno di volta in volta impersonato dalla reazione, dal fascismo, dal capitalismo monopolista, dall’imperialismo, dal sionismo, dal colonialismo, dal razzismo e cosi via; (c) sostenere la presenza nell’Unione Sovietica di un socialismo anomalo o « revisionista », perseguente politiche similari a quelle dei paesi imperialisti, ma non definibili strido sensu come imperialiste, e ricorrere all’impiego di termini come egemonismo o « so-cialimperialismo »; (d) definire l’Unione Sovietica come un paese capitalista, pur (2) Cfr. Joseph Schumpeter, Storia dell1 analisi economica, Torino, 1960, p. 1081.