MATERIALI DI DISCUSSIONE 0 LA CITTÀ PROMESSA. RIFLESSIONI SULLA POLITICA URBANISTICA (1975-85) di Raffaele Radicioni li scritti comparsi su Sisifo n° 8 a firma di Silvano Belligni e di Carlo Socco sollecitano a tornare sulle seguenti questioni: 1) in quali termini i piani formulati dal Comune e dal Comprensorio di Torino potevano assolvere alla esigenza di «progetto unitario affidato alle sinistre nel '75»? 2) cosa significa che «venne a mancare il contesto politico» in grado di sostenere quei piani? È utile rammentare che l'assetto della città è principalmente funzione: del ritmo di crescita (o di declino) dell'economia locale e delle componenti sociali relative; della modalità di distribuzione ed appropriazione dei valori della rendita fondiaria. Può sembrare ovvio riconoscere che la componente economica sia alla base della trasformazione fisica e sociale della città. Per comprendere però l'incisività del «progetto unitario», interessa valutare la politica della sinistra e delle amministrazioni di Torino nei confronti di detta componente. Nel '75 appartenevano ormai al passato il gigantismo industriale e le componenti urbane relative: la concentrazione economica e sociale, gli elevati ritmi di crescita demografica. Da tempo (ben prima del '75) si imponeva l'esigenza di diversificare la struttura produttiva torinese, di sviluppare e comunque arricchire i servizi a favore delle famiglie e delle imprese. Il tema dell'occupazione, non ancora in forma drammatica, unitamente al problema del «cosa produrre», impegnava riflessioni e proposte per una fase dello sviluppo, nella quale appariva necessario raccordare condizioni e luoghi della piena occupazione con quelli del ristagno e della marginalità, nella regione e nel paese. /a constatazione della fine di una fase storica non solo nazionale, caratterizzata dalla concentrazione in pochi luoghi del paese delle risorse umane e materiali e ad un tempo l'individuazione di nuove politiche economiche, fondate sulla ricerca di nuovi prodotti come di nuove modalità di produzione, inducevano la sinistra (ma non solo essa) a considerare conclusa la fase dello sviluppo per aree metropolitane. Le nuove linee coinvolgevano anche l'ordinamento dello Stato: puntavano a decentrare vieppiù i poteri, anche dopo l'istituzione (1970) delle Regioni a statuto ordinario. Il sistema economico e sociale di Torino — al pari delle altre aree metropolitane — assolutamente incontrollabile da alcun comune, per quanto grande, sembrava governabile solo nel sistema regionale, il cui ordinamento, articolato dal '75 in Piemonte per Comprensori, investito del potere di programmare e di legiferare, almeno in alcuni settori, appariva in grado di incidere anche sulla realtà metropolitana, fin ad allora in balìa solo delle scelte del grande capitale industriale. In ogni caso l'assetto urbano era ed è determinato oltre che dalla quantità dello sviluppo, anche dalla sua modalità di distribuzione territoriale. La collocazione specifica degli interventi, conseguenti allo sviluppo, avviene (è bene ricordarlo ai distratti e ai pentiti) tramite la distribuzione spaziale della rendita fondiaria urbana. I suoi valori costituiscono le coordinate economiche dello spazio geografico; si formano e si propagano per effetto ad un tempo della domanda di insediamenti e degli investimenti pubblici, fra cui soprattutto quelli per i trasporti e le comunicazioni; si fissano in modo differenziato su ogni lembo di suolo ed attraverso ad esso, incidendo sul costo d'uso degli immobili, ne caratterizzano destinazioni, tipologie, densità. Gli effetti sono noti: i valori della rendita selezionano le famiglie e le attività economiche; specializzano i luoghi; sono variabili nel tempo, per effetto del mutare (anche culturale) della domanda e del flusso degli investimenti sul territorio. La distribuzione della rendita, e quindi le condizioni strutturali per insediare o trasferire attività e popolazione, dipende così in larga misura dalle decisioni degli enti locali. D'altro canto gli aspetti sovrastrutturali, concernenti cioè l'appropriazione dei valori della rendita stessa, sono invece regolati dai provvedimenti giuridico- normativi, attinenti soprattutto al regime dei suoli. seguito di un ^fls confronto culturale e politico durato circa quindici anni, nel '75 un movimento ampio, sostenuto dalla sinistra, appariva in