M. BRONDINO, S. SPEZIALE

I contesti passati sono, è chiaro, enormemente diversi da quelli presenti, le crisi di mortalità
registrate non sono minimamente rapportabili a quelle contemporanee da poter implicare una così
drastica riconfigurazione socioeconomica, ma, volendo proiettare solo il positivo di quelle
considerazioni, non si può escludere che la fine del tunnel non possa indurre una rapida e sostenuta
ripresa economica, ottemperata da una gestione più libera delle risorse economiche statali anche
in seno ad un’Europa dal volto più umano.
Permettetemi di concludere che immaginare quanto delle analisi delle lunghe e terribili
epidemie del passato possa essere utile alle società del presente, sfugge al discorso “scientifico e
obiettivo” di uno storico e soprattutto sfugge, temo, all’interesse della maggioranza, sempre più
pressata dalla “dittatura totalitaria del presente” (secondo Tomaso Montanari) di quanto non lo
fossero i nostri antenati. È mia opinione, comunque, che una crisi come quella che stiamo vivendo
non ha simili con cui fare un vero confronto negli ultimi cento anni: la II guerra mondiale, riportata
come termine di paragone da molti media, è una “catastrofe” di ben altro livello ma soprattutto
“tutta umana” e per nulla naturale; le epidemie di Aids e di Ebola non fanno testo in quanto
nascono e crescono erroneamente nella nostra mente come “malattie degli altri”; la Spagnola poi,
colpisce non una società opulenta come la nostra, ma una società che è appena sopravvissuta
all’altra catastrofe “tutta umana” della I guerra mondiale. È mia opinione, infine, ma di semplice
cittadino, che, all’indomani del nostro ritorno all’agognata “normalità” e della nostra prima
“libera uscita”, ci sentiremo sicuramente risollevati come gli uomini che scampavano le epidemie
del passato, ma ci sentiremo anche diversi da prima, meno sicuri del nostro “assoluto” e
“repentino” progresso tecnologico; più consapevoli, spero, dei limiti dell’agire umano, politico e
sanitario, e più sensibili verso l’importanza del nostro progresso umano: nella riconfigurazione
forzata dei rapporti umani, nella testimoniata azione di tanti “eroi” della quotidiana emergenza,
nel ri-sentito anelito all’unità simbolizzata dagli inni e dai tricolori al di fuori degli stadi,
all’interno però di un Paese, di un’Europa, di un Mediterraneo e di un mondo globalizzato, i cui
confini sono simbolici, strumentali e penetrabili, nel bene e nel male, dal bene e dal male.
18 marzo 2020, intervista realizzata da Michele Brondino.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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Speziale, S. (1997). Oltre la peste. Sanità, popolazione e società in Tunisia e nel Maghreb (XVIIIXX secolo). Cosenza: Pellegrini.
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Reggio Calabria: Città del Sole Edizioni.
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Speziale, S. (2018). Les médecins européens, médiateurs scientifiques et culturels en Afrique
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