La guerra fra i due ideali continua in tempo di pace 971 menti; trattati coloniali, affinché più non si contempli l’onta di popoli civili intesi allo sfruttamento delle popolazioni nere accorse a difendere in Europa la causa della civiltà; trattati di navigazione sui grandi fiumi, come il Danubio, od attraverso gli stretti; trat tati portuali per garantire ai popoli dell’entroterra l’uso dei servigi di quei porti che per ragioni di nazionalità sono collocati entro il territorio del popolo abitante sulla costa; trattati tributari per impe dire ai cittadini di uno stato di fuoruscire allo scopo di sottrarsi al pagamento dei tributi imposti dalla guerra. Nessuno di questi trat tati sarà una vera menomazione dello spirito di nazionalità. Perché solo le nazioni integrate, consapevoli di se stesse, potranno fare rinuncie volontarie che siano innalzamenti e non atti costretti di servitù. Soltanto le nazioni libere potranno vincolarsi mutuamente per garantire a se stesse, come parti di un superiore organo statale, la vera sicurezza contro i tentativi di egemonia a cui, nella presente anarchia internazionale, lo stato più forte è invincibilmente tratto dal dogma funesto della sovranità assoluta. Junius 28 dicembre 1918. V. La guerra tra i due ideali continua. Signor direttore, L’uomo, che oggi ritorna al governo in Italia, ha una fortuna che egli forse, per la notissima sua repugnanza alla fatica filoso fica, non apprezza adeguatamente: non solo può contare intorno a sé pochi ma devoti seguaci e pecorelle numerose, sebbene per buon tratto di tempo smarrite; non solo c proclamato l’unico uomo capace di salvare il paese nel terribile frangente odierno; ma è detto tale, quasi egli sia stato l’unico uomo pubblico il quale in Italia abbia avuto fin dall’inizio l’esatta visione di quella che fu l’intima sostanza della guerra mondiale. Di fronte alla gente fatua, la quale vide nella guerra il combattimento fra lo spirito del bene