— 189 — Chi conosca la storia del movimento operaio deve dar ragione al Rigola. L’operaio, che non si limita a far baccano nei comizi ed a percepire i sussidi di scio pero implorati dalla pubblica carità o dalla solidarietà dei simpatizzanti, ma paga con costanza le alte quote richieste dall’opera comune, è un operaio che sacrifica il presente all’avvenire e comincia ad apprezzare i van taggi della previdenza. Costui non affronterà a cuor leg gero uno sciopero, perchè non vorrà giocare alla cieca i frutti del suo risparmio faticoso; ma discuterà e trat terà. E che altro è mai questa maledetta eppur stupenda civiltà borghese se non una serie di contratti e di di scussioni sul prezzo delle merci e dei lavori e dei risparmi? Questo operaio organizzato, il quale sacrifica i lira invece che 50 centesimi al mese per la resistenza, è alla vigilia di diventare un risparmiatore, un previdente, un cooperatore, ossia un borghese. La borghesia, sorta come una piccola classe ristretta di usurai e di merca tanti, ha allargato a poco a poco le sue file, ha fatto delle rivoluzioni ed è ormai divenuta una classe univer sale e nel tempo stesso varia e mobile. ' Essa non è una classe chiusa e rigida, ed anzi chia ma a sè ognora nuove schiere e respinge soltanto i pol troni, gli infingardi, coloro che, essendo giunti ai fasti gi della ricchezza, si apprestano a decadere in questa o in una prossima generazione. Non sono borghesi i burocrati, eredi delle clientele di liberti romani e dei servitori dell’antico regime; non sono borghesi coloro che stanno contenti al loro posto, ed assillano deputati e ministri per averne favori.