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Chi conosca la storia del movimento operaio deve
dar ragione al Rigola. L’operaio, che non si limita a
far baccano nei comizi ed a percepire i sussidi di scio­
pero implorati dalla pubblica carità o dalla solidarietà
dei simpatizzanti, ma paga con costanza le alte quote
richieste dall’opera comune, è un operaio che sacrifica
il presente all’avvenire e comincia ad apprezzare i van­
taggi della previdenza. Costui non affronterà a cuor leg­
gero uno sciopero, perchè non vorrà giocare alla cieca
i frutti del suo risparmio faticoso; ma discuterà e trat­
terà. E che altro è mai questa maledetta eppur stupenda
civiltà borghese se non una serie di contratti e di di­
scussioni sul prezzo delle merci e dei lavori e dei
risparmi?
Questo operaio organizzato, il quale sacrifica i lira
invece che 50 centesimi al mese per la resistenza, è alla
vigilia di diventare un risparmiatore, un previdente,
un cooperatore, ossia un borghese. La borghesia, sorta
come una piccola classe ristretta di usurai e di merca­
tanti, ha allargato a poco a poco le sue file, ha fatto
delle rivoluzioni ed è ormai divenuta una classe univer­
sale e nel tempo stesso varia e mobile.
' Essa non è una classe chiusa e rigida, ed anzi chia­
ma a sè ognora nuove schiere e respinge soltanto i pol­
troni, gli infingardi, coloro che, essendo giunti ai fasti­
gi della ricchezza, si apprestano a decadere in questa
o in una prossima generazione.
Non sono borghesi i burocrati, eredi delle clientele
di liberti romani e dei servitori dell’antico regime; non
sono borghesi coloro che stanno contenti al loro posto,
ed assillano deputati e ministri per averne favori.